Cardinal, Archbishop of Bordeaux, France
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Il tema della nostra tavola rotonda è molto vasto. Si può affrontare il problema da diversi punti di vista e dare ogni volta una risposta diversa. Per iniziare vorrei sottolineare come, nei nostri paesi europei, siamo di fronte a una situazione contrastata, riguardo a questo problema dei rapporti fra generazioni:
1 - Oggi i problemi si affrontano spesso a partire dall'economia e dall'accesso alla conoscenza tecnologica, ed è così anche per il problema dei rapporti fra giovani e anziani.
Noi siamo in una situazione demografica in cui il peso delle persone anziane diventa numericamente sempre più importante. L'aumento della durata della vita, la diminuzione della natalità sono la causa di questo fenomeno sociologico. La società assume dal punto di vista sociale ed economico questo nuovo dato della presenza importante dei senior: proposte diverse fatte a questa popolazione (cultura, sport, università della 3a età...), turismo per i senior validi, aiuto a domicilio, case di riposo e istituti per le persone anziane non autosufficienti. Sono i più giovani attivi economicamente che pagano le pensioni dei più anziani. Se l'evoluzione continua e non si trovano soluzioni con l'apporto di nuove popolazioni giovani (immigrazione), la situazione rischia di essere segnata da forti tensioni fra generazioni: costo delle pensioni sempre più alto per i più giovani, partecipazione economica onerosa richiesta alle famiglie per la presa in carico dei loro membri più anziani, contrasto fra il livello di vita agiato di alcuni giovani pensionati e quello dei più giovani. Il costo della solidarietà indispensabile fra generazioni sarà ancora sostenibile?
Paradossalmente, se constatiamo un certo potere economico dei senior, noi assistiamo oggi a una rimessa in causa della loro autorità, legata tradizionalmente al loro sapere e alla loro esperienza. Questo è legato al cambiamento indotto nelle nostre società occidentali dallo sviluppo delle tecniche e soprattutto da Internet. I più giovani sono nati in questo universo e navigano su tutti questi mezzi di comunicazione, mentre i più anziani a volte accettano difficilmente di apprenderne l'uso. In alcune imprese si preferisce assumere i più giovani (più abituati a certe tecniche e portatori di una conoscenza più recente) e mettere in pensione dei quadri più anziani. Alcuni senior possono avere l'impressione che la loro esperienza o il loro sapere siano svalutati e non siano più considerati. Ma questo non è sempre vero ovunque. In alcuni settori si auspica la presenza dei più anziani per aiutare i più giovani. La guerra fra generazioni legata all'acquisizione del sapere e della tecnica é presente all'orizzonte e pertanto non é ineluttabile.
Tuttavia notiamo che ci sono dei settori, legati alla ricerca o all'insegnamento (specie quello universitario), dove l'investimento di tempo, su lunga durata, é considerato (col rischio certo della carica...) I senior mantengono il loro posto. Si potrebbe anche constatare un fenomeno analogo in politica, campo in cui si constata una longevità sorprendente di alcuni uomini politici. Certo, la guerra fra generazioni é a volte ben presente. Alcuni giovani lupi hanno i denti lunghi e un grande appetito. Ma i più anziani si sanno difendere bene!
2 - Tuttavia non si gioca tutto in un rapporto di forza di tipo economico. Bisogna considerare nel nostro problema la dimensione affettiva e familiare fra giovani e anziani.
Si può notare che in molte famiglie i rapporti fra generazioni non sono conflittuali, ma sono buoni e apprezzati. Più l'ambiente è percepito come ostile, più il nido familiare (con i suoi benefici affettivi) è ricercato. Si sottolinea d'altra parte la difficoltà della generazione di 20-30 anni di lasciare il domicilio parentale (spesso per ragioni economiche ma non solo). Alcuni osservatori sottolineano che dei rapporti si creano fra generazioni nella ricerca di un equilibrio fra prossimità affettiva e rispetto dell'autonomia di ciascuno. Le generazioni, più libere le une rispetto alle altre, trovano piacere a essere insieme praticando attività a cui si dà un senso. Siamo meno nel campo delle relazioni regolari che in quello delle relazioni più episodiche (feste e vacanze). Sono meno gli "obblighi" familiari che si impongono piuttosto che la ricerca di momenti comuni dove si ricerca il piacere di essere in compagnia.
Vorrei sottolineare l'importanza dei nonni. Questi contribuiscono fortemente alla socializzazione dei loro nipoti facendo sperimentare loro che entrano in una discendenza. Ma soprattutto essi rappresentano una presenza affettiva forte. Nel momento in cui certi bambini o adolescenti hanno un rapporto più difficile con i loro genitori, che rappresentano per loro soprattutto l'autorità, essi troveranno presso i loro nonni una presenza, un ascolto, financo una complicità, un dialogo spesso carico di grande peso affettivo. Vedo la ferita spesso profonda che può provocare in certi giovani la morte di un nonno o di una nonna.
3- Che ne è di questi rapporti sul piano religioso?
Come si vive la differenza delle generazioni nella trasmissione della fede, o più esattamente del patrimonio religioso? Affronto il problema a partire da quello che si vive nella Chiesa cattolica in un paese come la Francia. La Francia come altri paesi d'Europa, ha vissuto una crisi profonda di trasmissione dei valori e di eredità culturali, sia in famiglie di tradizione comunista, sia in quelle di tradizione molto "laica" o di tradizione cattolica. Oggi non esiste più un certo automatismo nella tradizione religiosa familiare. A partire dalla stessa educazione, la scelta nella vita potrà essere differente a seconda dei figli: alcuni continuano la tradizione, altri se ne allontanano, altri infine l'abbandonano definitivamente (non si sposano in Chiesa e non fanno battezzare i loro figli). Questo abbandono anche se è vissuto dolorosamente dai genitori o dai nonni, non è vissuto per lo più come scelta conflittuale ma piuttosto come la conseguenza di una indifferenza pratica.
Ma la descrizione di questa situazione deve essere completata. Poiché oggi noi vediamo tutta una generazione di genitori che hanno preso loro stessi le distanze dalla fede e sono poco attori di trasmissione della religione rispetto ai loro figli. Può succedere che questi, sia a partire da un cammino personale, o grazie ai legami con i propri compagni, scoprano la fede, e quindi siano un interrogativo per i loro genitori. Oggi la trasmissione della fede avviene dai genitori ai figli ma anche dai figli ai genitori. Infatti, nella comunità cristiana, padri e madri sono fratelli e sorelle dei loro figli, fratelli e sorelle nella fede e nella scoperta dell'esperienza cristiana.
Sottolineiamo che in questo contesto che io ho descritto, la testimonianza sella fede e della fedeltà dei genitori può essere un aiuto molto importante ai bambini e ai giovani che si interrogano sulla loro fede.
Nella vita ecclesiale, i giovani amano i luoghi dove possono incontrare altri giovani. Niente fa più fuggire i giovani che i luoghi (alcune assemblee parrocchiali), dove vedono come loro dicono, "solo vecchi"! Da qui il successo di luoghi come Taizé o le Giornate della Gioventù. Ma a ben vedere i giovani si ritrovano solo fra di loro. Loro chiedono parole e scambi che vengano da persone di altre generazioni, a volte anche anziane o molto anziane (il Papa o i cardinali). Sento allora oggi che la domanda dei giovani non è solo quella di ritrovarsi fra di loro (ad esempio nelle messe dei giovani) che di unirsi nei luoghi dove si ritrovano con altre generazioni ma hanno il loro posto. Si sente Attualmente nella Chiesa il bisogno di programmare attività o incontri intergenerazionali. L'intergenerazionale fa parte delle aspirazioni della Chiesa di oggi.
Conclusioni: Tornando alla nostra società di oggi, mi sembra che i rapporti fra generazioni siano meno segnati dalla guerra, malgrado i possibili conflitti di interessi, che dal ripiegamento di ogni generazione su se stessa. Non dimentichiamo che la solitudine (in particolare quella degli anziani) è stata dichiarata in Francia quest'anno "prima causa nazionale". Ora, una società non è umana se non permette alle sue diverse componenti di vivere insieme grazie a delle relazioni conviviali e solidali. Senza questo, la società produce le sue tossine e non riuscirà a resistere alla violenza. Ma questa convivialità e questa accoglienza reciproca non sono possibili se la società non resta fedele a un certo numero di valori umanisti. Ed è qui che l'approccio tecnologico e scientifico che caratterizza in modo così forte la nostra cultura e il nostro ambiente attuale è notoriamente insufficiente per dare questo fondamento umanista. Questo fa appello a una certa saggezza. Ora, se ci possono essere relazioni pacifiche e scambi conviviali fra generazioni e solo fondandosi su questa base della ricerca della saggezza, di un'arte del vivere. Questa saggezza si radica nell'amore e nella convinzione che ogni persona ha da ricevere e da dare a un'altra, e che noi possiamo tutti arricchirci reciprocamente. E tutte le generazioni hanno qualcosa da dare. Nessuna è squalificata a priori e i senior possono dare ai giovami il beneficio delle loro riflessioni e delle loro esperienze. Bisogna ancora che entrino in questo lavoro di elaborazione personale, poiché l'età non dà automaticamente l'autorità e la competenza in questo campo.
Le religioni dovrebbero chiamare profeticamente a questa solidarietà fra generazioni, a questo vivere insieme. Esse dovrebbero anche essere come dei laboratori, mostrando che questo ideale è anche nell'ordine del possibile.
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