General Vicar of the Order of Friars Minor Conventual
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Prima di tutto vorrei ringraziare gli organizzatori di questo evento, la comunità di Sant’Egidio e i suoi collaboratori, per avermi invitato a partecipare nell’incontro ed avermi dato fiducia proponendomi la partecipazione a questo panel. Non mi ritengo particolarmente preparato per essere una “voce autorevole”, ma considero questa occasione come buona opportunità di condividere la nostra, dei frati francescani, ricerca di vivere la vita quotidiana in rispetto e in armonia con altre persone e con il creato.
L’intervento che presento a questo panel vuole essere una semplice voce che si inserisce nello scambio delle sensibilità sul tema “Crisi ecologica e i nuovi stili di vita”. Per restare a un livello adeguato, nell’affrontare questo tema sento, tuttavia, bisogno di dare una specificazione: “Crisi ecologica e i nuovi stili di vita – un apporto che parte dalla nostra esperienza di vita”. Mi concentrerò, quindi, soprattutto sulla questione: come noi, con il nostro stile di vita, possiamo contribuire positivamente al superamento della crisi ecologica attuale? Il termine “crisi ecologica” lo considero in senso largo, non riducendolo solo al problema ambientale, ma anche umano, economico, etico-morale, relazionale ed esistenziale, ecc.
La visione teologica – francescana sulla salvaguardia del creato
Comincio il mio intervento condividendo con voi anzitutto il fondamento teologico e spirituale per la salvaguardia del creato. La stessa parola “creato” indica che nel nostro sentire francescano sul mondo, su questo pianeta Terra e sull’universo, vogliamo entrare nella dimensione trascendentale, assumendola a costante riferimento, perché nel meraviglioso e misterioso intervento di Dio Creatore vediamo le prime cause della esistenza dell’uomo e della natura e le prime motivazioni del giusto rapporto con essi.
A mio avviso, infatti, tra le cause dell’ attuale crisi ecologica, e non soltanto, si deve indicare prima di tutto la perdita del senso della trascendenza. Eliminando o ignorando Dio, come un punto di riferimento assoluto, l’uomo – singolo e società – cade nell’egoismo e auto centrismo che lo fa cadere nella crisi dei valori e produce lo squilibrio dei rapporti con se stesso, con altri e con la natura.
Nel contesto del nostro dibattito mi piace richiamare un testo della liturgia eucaristica (preghiera eucaristica IV) che riassume il disegno creatore di Dio e spiega le dinamiche del rapportarsi dell’uomo con il creato in chiave cristiana:
“Noi ti lodiamo, Padre Santo, per la tua grandezza: tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore.
A tua immagine hai formato l’uomo, alle sue mani operose hai affidato l’universo perché nell’obbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato!
E quando, per la sua disobbedienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato in potere della morte,ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare”.
Lo stesso fondamento teologico e spirituale, di gratitudine a Dio per il creato, di ammirazione per la sua bellezza e bontà e di responsabilità per la sua salvaguardia, troviamo nel famoso Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi.
Di conseguenza, seguendo questo fondamento teologico, noi frati francescani, siamo convinti che la nostra vita deve rispondere ai seguenti criteri: 1) riconoscere il primato di Dio Creatore su di noi e su tutto il creato, riscoprendo nella creazione la “sapienza e amore” di Dio; 2) prendersi la responsabilità di “esercitare il dominio sul creato” in obbedienza alle leggi che Dio ha posto all’uomo “corona di tutta la creazione” [questo aspetto riguarda una giusta “ecologia umana” e “ambientale” – vedi Benedetto XVI, Caritas in Veritate 51]; 3) cercar di vincere le tentazioni della disobbedienza e cioè non cadere nell’egoismo della vita spensierata, irresponsabile, a scapito di altri; 4) dopo aver sbagliato saper ritornare ai disegni originali di Dio riparando l’eventuale danno [riconciliazione].
Mi affretto subito a precisare che il fatto che San Francesco d’Assisi, fondatore della nostra famiglia religiosa, è stato proclamato e riconosciuto “patrono degli ecologisti” non garantisce a noi, frati francescani, una maggiore - rispetto agli altri - cultura ecologica o l’arte di vivere in armonia con il creato; tutto questo dobbiamo imparare, come gli altri e insieme agli altri. Francesco “patrono degli ecologisti” diventa, invece, per noi un impegno morale di fronte al mondo.
Torno ora alla domanda iniziale: “quale apporto al superamento della crisi ecologia attuale possiamo dare noi, con la nostra vita”?
Penso che è fuori posto riportare qui lo status quo della devastazione ambientale o del disastro dell’egoismo di tante persone e società nel vivere in contrasto con le leggi naturali e con le norme di solidarietà umana per l’uomo e per la creazione. Questo quadro tragico e spaventoso è conosciuto e chi lo vuole approfondire lo potrà facilmente trovare nelle varie fonti. Una cosa è certa – lo sfruttamento egoistico della natura, nel suo variegato insieme ci pone davanti a una vera crisi ambientale ed una vera crisi dell’umanità, che inevitabilmente, se non torniamo indietro, potrà portarci all’ autodistruzione. I summit governativi, conferenze annuali dell’ONU sul clima (vedi Copenhagen 2009, Cancun 2010, Durban 2011) e altri non portano a nessun accordo vincolante, non si arriva nemmeno ad un impegno dichiarato, senza parlare poi della coerenza degli stati nell’attuare le decisioni prese nei summit precedenti.
Allora, come e dove andare? Sono convinto che la via degli accordi ad alti livelli internazionali sia necessaria e che sia giusto seguirla sperando che avvenga il miracolo della conversione e del ravvedimento degli stati interi e della comunità internazionale.
Ma questa è solo una delle vie possibili, non l’unica. Personalmente credo che sia altrettanto importante, se non di più, la via dal basso – la via del cambiamento delle abitudini e delle prassi quotidiane della vita – i nuovi stili di vita, o stili di vita radicalmente cambiati. C’è bisogno di una vera e propria “conversione ecologica”, un indispensabile ed effettivo cambiamento di mentalità che induca ad adottare nuovi stili di vita “nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini, per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti” (Giovanni Paolo II “Centesimus annus”, 36). Le scelte grandi si fanno attraverso le scelte semplici che riguardano il quotidiano – se fatte da tante persone diventano veramente incisive e sapranno cambiare la realtà!
Mi soffermerò quindi su questo livello, delle scelte semplici, e voglio condividere con voi le tre vie concrete che nel nostro quotidiano di vita, noi frati, come uomini religiosi e membri della società umana, cerchiamo di seguire:
1) Trovare le motivazioni per il rispetto del creato – l’arte di rimotivarsi.
Intanto l’importanza cade sul fatto di vivere secondo motivazioni forti e chiare. Avere le motivazioni per fare le scelte concrete della vita è per noi qualcosa di fondamentale. Credo che tanti guai per la vita delle persone e delle società intere vengono dal fatto che si vive senza domandarsi il perché e come vivere. Penso a tante persone, consumatori spensierati che non riflettono sulla propria vita, qui e adesso, ma si fanno guidare e, spesso, manipolare dalle propagande e ideologie che vengono loro servite in vari modi. Noi invece ci abituiamo alla riflessione quotidiana che ci aiuta a ritrovare le motivazioni forti. Cerchiamo di farlo nella pratica di meditazione quotidiana, nell’ascolto della parola di Dio, nella preghiera, nella lettura dei segni dei tempo, nel confronto comunitario.
Le nostre motivazioni per vivere in armonia con il mondo creato, in quanto uomini religiosi, si muovono su due versanti:
a) obbedienza al disegno di Dio Creatore che ha fatto il mondo buono e bello – nella vita vogliamo rispondere a ciò che Dio ci ha dato e a ciò che ci ha chiesto nel comandamento: “riempite la terra soggiogatela e dominate su ogni essere vivente” (Gen 1, 28). Le nostre motivazioni spiegano bene le parole di Caritas in Veritate di Benedetto XVI: “tutto ciò che esiste appartiene a Dio, che lo ha affidato agli uomini, ma non perché ne dispongano arbitrariamente. E quando l’uomo, invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio, a Dio si sostituisce, finisce col provocare la ribellione della natura, piuttosto tiranneggiata che governata da lui. L’uomo, quindi, ha il dovere di esercitare un governo responsabile della creazione, custodendola e coltivandola” (n. 6).
b) la responsabilità umana solidale verso coloro che vengono dopo di noi ad abitare questa Terra. Condividiamo quanto ci ricorda il Magistero della Chiesa “La responsabilità verso l’ambiente, patrimonio comune del genere umano, si estende non solo alle esigenze del presente, ma anche a quelle del futuro: [cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 467]. Noi siamo eredi delle generazioni passate e beneficiari del lavoro dei nostri contemporanei: abbiamo degli obblighi verso tutti, anche verso coloro che verranno dopo di noi (cfr. Paolo VI, “Populorum Progressio”, 17).
2) imparare a vivere una vita sobria, semplice, onestamente adeguata ai bisogni reali. Per diventare consumatori consapevoli, attraverso le scelte concrete, impariamo a vivere una vita che si accontenta del necessario, impariamo a non pretendere un livello di vita troppo alto per noi, ad evitare la trappola di avere “tutto e subito”, di opporsi alla mentalità di “usa e getta”, a ridurre il consumo per evitare lo spreco, ecc. L’appello alla sobrietà e semplicità di vita compare abitualmente nei nostri momenti di confronto fraterno e programmazione della vita comunitaria. In questo facciamo la scelta di “essere minori”.
Per aiutare le nostre fraternità nella ricerca degli strumenti concreti ultimamente abbiamo dato a disposizione di tutte le nostre comunità alcuni sussidi per la riflessione ed il confronto comunitario, uno dei quali uno intitolato “Nuovi stili di vita”, offre delle proposte pratiche da applicare. Devo ammettere che il nostro cammino in questo senso è appena iniziato e spero che possa portarci a dei risultati sperati in tutto il mondo.
3) divulgare la cultura del rispetto per la persona umana e per il creato. Questa via si concretizza nella nostra quotidiana e capillare attività educativa e formativa, realizzata dalle nostre comunità sparse nel mondo, verso coloro che – in tutto il mondo – ci accompagnano nel nostro cammino di vita. Attraverso varie iniziative di promozione della giustizia e solidarietà sociale cerchiamo di contribuire alla costruzione della società umana basata sui valori del rispetto e della dignità; in questa attività seguiamo la grande tradizione della nostra famiglia religiosa, da sempre – sull’esempio di S.Francesco – impegnata nel campo della riconciliazione tre le persone ed i gruppi sociali. Formiamo al rispetto della creazione attraverso i movimenti ecologici (ad es. REFA in Polonia), attività educative (studi ambientali presso il Seraphicum a Roma) o attraverso le iniziative di collaborazione con altre istituzioni (ad es. collaborazione nella rete francescana Franciscans International e altri organismi), non solo ecclesiali. Cerchiamo di partecipare nel dibattito sociale sui problemi legati alle cause della attuale crisi e sui modi di uscirne, organizzando ad es. il convegno sulla economia ad Assisi (giugno 2012). Devo tuttavia precisare che oltre le iniziative che si cerca di organizzare e fare (ce ne sono tante), ci stiamo sopratutto adoperando nel testimoniare con la nostra vita che l’essere persona umana è una grande dignità ma un’altrettanto grande responsabilità.
Vi ringrazio per il vostro ascolto e auguro che questa nostra condivisione possa contribuire al nostro bene comune!
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