MESTRE (Italia) – Di fronte a episodi di aperta ostilità nei confronti dei profughi o ai recenti, gravi, scontri registrati a Quinto di Treviso, originati da chi crede, a torto, di essere davanti ad un’”invasione” di stranieri, è necessario fermarsi a riflettere e far emergere il “vero volto” del Veneto, cioè la solidarietà. E’ ciò che è emerso oggi in una conferenza promossa dalla Comunità a Mestre, in collaborazione con la CISL Veneto.
L’opinione pubblica appare disorientata: le cifre, se assolutizzate, ingannano. Dei 170 mila sbarcati nel 2014, già più di centomila non sono più in Italia. In Veneto ne sono rimasti 2.000, in una provincia come Treviso appena 230. Non si tratta di un’emergenza ma di un fenomeno complesso che deve essere governato con lungimiranza.
Oggi sembra esservi un corto-circuito della solidarietà, legato alla crisi, alla paura di perdere le proprie ricchezze, che fa vedere gli altri come nemici, soprattutto chi appare diverso, i poveri, gli stranieri. Eppure – ha sottolineato Alessandra Coin della Comunità di Sant’Egidio – “l’accoglienza è molto più larga della protesta anche se fa meno rumore: le nostre iniziative a favore dei profughi hanno coinvolto non solo altre associazioni ma anche un rilevante numero di uomini e donne che spontaneamente hanno offerto il loro aiuto”. Guardando alla storia dei veneti, c’è una grande tradizione da ereditare, che guida a comprendere le sfide di oggi: la regione ha nel suo DNA i geni della solidarietà e dell’accoglienza. Lo ha ribadito anche don Marino Callegari, coordinatore delle Caritas diocesane del Veneto, raccontando le tante manifestazioni di aiuto ai profughi, pure in un clima difficile, nelle parrocchie, nei quartieri, in ogni parte del Veneto. La paura si dissolve se ci si incontra e ci si conosce: serve allora uno sforzo maggiore a coinvolgere i cittadini, a renderli partecipi delle attività di accoglienza.
Per il sociologo Stefano Allievi, il problema dell’accoglienza non è né economico né sociale, ma culturale. Il Veneto ha di fronte a sé la sfida di diffondere tra la gente una cultura aperta al mondo mentre le istituzioni sono chiamate a scegliere finalmente di collaborare per gestire il problema e non esorcizzarlo. Il vero tema è accogliere e “accogliere bene”. Perché è possibile. E perché l’integrazione paga sempre, anche a livello economico. La presenza degli stranieri è infatti un dato strutturale del nostro Paese, come ha osservato la segretaria generale della CISL Veneto Franca Porto: occorre informare di più e avere una prospettiva più larga e di più lungo periodo sul tema dell’immigrazione, in modo da costruire una società del convivere.
La giornata si è conclusa con le testimonianze di buone pratiche di accoglienza, dall’esperienza del Comune di Rubano nel padovano all’amicizia tra giovani di Sant'Egidio e profughi, raccontata dalla viva voce alcuni ragazzi del Mali e del Gambia. |