Una città ha bisogno di luoghi della memoria, che ne scrivono la storia, e rappresentano le pietre su cui costruirne il futuro. Uno di questi luoghi, per la città di Roma, è il Binario 1 della Stazione Termini. Qui 33 anni fa morì una donna anziana, senza dimora, Modesta Valenti, per un malore che sarebbe stato curabile se non le fossero stati rifiutati i soccorsi, perchè considerata troppo sporca.
Oggi, in quel luogo, sorge una targa che ricorda Modesta "simbolo delle persone che vivono per strada, perchè nessuno muoia più abbandonato" ai tanti che passano.
Lì ieri si è svolta una cerimonia di commemorazione, a cui sono intervenuti l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato e Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio.
Renato Mazzoncini, ricordando che in Italia ci sono 4 milioni di poveri, di cui 50mila senza dimora, ha dichiarato la volontà e la disponibilità delle Fs per promuovere iniziative di solidarietà "Questi numeri possono essere affrontati con senso di solidarietà e la nostra azienda non si sottrae a questo - ha detto- . Le stazioni sono un barometro del paese, guardandole si capisce cosa accade. Nei nostri Help center, ne abbiamo 16 nelle principali stazioni, abbiamo fatto 350mila incontri con le persone più disagiate. Sono centri di orientamento che collaborano con le associazioni. Lo scopo è far stare meglio tutti”.
La testimonianza di Sergio, un uomo di 74 anni, originario della Toscana, che da tecnico specializzato in raffineria si è ritrovato, per vicissitudini familiari, a fare l'esperienza della strada ha ben rappresentato l'importanza di una rete di protezione fatta di solidarietà. «Dopo la morte di mia madre, nel 1998, mi sono lasciato andare – ha raccontato - ho perso tutto. Per anni ho vissuto per strada ma poi ho incontrato gli amici di Sant’Egidio che mi hanno rimesso in piedi e oggi sono orgoglioso di fare qualcosa per gli altri. Porto la cena a chi dorme per strada e sono volontario presso il servizio docce di Trastevere».
“Abbiamo bisogno di luoghi di memoria evocativi per il nostro futuro - ha concluso Marco Impagliazzo - Qui stiamo costruendo un luogo delle persone invisibili che vivono ai margini della societa’. Un memoriale di chi è dimenticato, in in luogo dove passano migliaia di persone ogni giorno. Vogliamo proteggere e custodire questo luogo. Ci piacerebbe che fosse una pietra d’inciampo sottrae alla fretta quotidiana e ci chiama a pensare a un altra realtà”.
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