A tre anni dalla tragedia di Lampedusa, nella prima giornata della Memoria e dell’Accoglienza, la Comunità di Sant’Egidio si unisce ancora una volta alle famiglie delle vittime e ai superstiti del naufragio che costò la vita a 368 persone. Al tempo stesso lancia un forte appello perché vengano accelerati i progetti che hanno come obiettivo la salvezza dei migranti dai viaggi della disperazione: nonostante lo sdegno che provocò quella strage, la visita di Papa Francesco e la mobilitazione di larga parte dell’associazionismo e del volontariato, si continua a morire in mare e, nel 2016, con cifre mai raggiunte: 3.498 vittime dall’inizio dell’anno (dati Unhcr), un morto ogni 42 profughi che partono dall’altra sponda del Mediterraneo, una percentuale ancora più elevata di quella registrata nel 2015.
Di fronte a questo drammatico scenario ribadiamo che la soluzione non sono certamente i muri, ma al contrario le risposte di umanità e accoglienza che negli ultimi mesi hanno avuto una loro concretezza con l’avvio dei corridoi umanitari, promossi da Sant’Egidio insieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche e alla Tavola Valdese: 300 profughi siriani già arrivati dal Libano con regolari voli di linea e non sui barconi e altre centinaia che giungeranno prossimamente. Occorre moltiplicare le vie legali che consentono l’arrivo dei migranti in tutta sicurezza, per chi viaggia e per chi accoglie, e facilitano l’integrazione.
Nel frattempo, in Sicilia, il grosso degli arrivi si è traferito a Catania, dove la Comunità di Sant’Egidio continua ad accogliere nei luoghi degli sbarchi e a lavorare per una maggiore inclusione sociale, a partire dal grave problema dei minori non accompagnati, che risultano anch’essi in aumento rispetto all’anno scorso: solo a Catania 800 dall’inizio del 2016, la stessa cifra che si raggiunse alla fine del 2015. |