''Voi amici, fratelli e sorelle che avete abbandonato le vostre terre, che questa preghiera sia patria di tutti!'', è con queste parole che mons. Marco Gnavi ha salutato i profughi, i migranti e i tanti cittadini italiani e non, che questo pomeriggio hanno riempito la basilica di Santa Maria in Trastevere per ricordare le troppe persone - uomini, donne, ma anche molti bambini - scomparse negli ultimi anni nel mare Mediterraneo o in altri terribili percorsi verso l’Europa. Solo dall’inizio di quest’anno sono quasi 2 mila. Morti di “speranza” in una vita migliore, lontano da guerre e difficoltà di ogni genere. Mentre nel 2016 la percentuale di mortalità era di 1 a 42, ormai è di 1 ogni 35 persone.
Hanno partecipato centinaia di immigrati, tra cui alcuni che hanno vissuto terribili viaggi per giungere in Europa, insieme a quelli che, invece, sono arrivati in sicurezza con i corridoi umanitari. Presenti anche familiari e amici di chi ha perso la vita in mare. Durante la veglia sono stati letti alcuni nomi di chi è scomparso insieme a ad alcune storie e sono state accese candele in ricordo delle vittime dei viaggi verso il nostro continente.
"Abbiamo il dovere della speranza, di offrire motivi di speranza - ha proseguito mons. Gnavi - Non si può assistere agli eventi tragici che feriscono l’umanità senza un sussulto di coscienza, senza ribellarsi alla morte, senza l’intelligenza dell’amore, senza tessere una rete di resistenza alla morte".
La preghiera Morire di Speranza è organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio insieme a Centro Astalli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Acli, Casa Scalabrini 634, Associazione Papa Giovanni XXIII.
Altri momenti di preghiera si svolgeranno nei prossimi giorni anche in altre città italiane ed europee (clicca qui)
L'omelia di mons. Marco Gnavi >>
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IL VIDEO INTEGRALE DELLA PREGHIERA MORIRE DI SPERANZA
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