Mercoledì 3 luglio nella Chiesa di Santa Chiara a Catania circa 250 persone si sono ritrovate insieme per pregare per tutti quelli che sono morti nel tentativo di raggiungere i paesi dell'Europa. Alla preghiera, che si inserisce nelle iniziative della Comunità di Sant'Egidio dal titolo “Morire di Speranza”, hanno partecipato le Associazioni che lavorano con gli immigrati e le comunità immigrate presenti a Catania: la comunità mauriziana, in particolare, con i giovani di seconda generazione “I Ragazzi di Catania”, la comunità eritrea, la comunità della Chiesa copta ortodossa egiziana a Catania insieme al loro sacerdote Bola, l'Imam della comunità islamica siciliana Kheit Abdelhafid. Erano presenti anche alcuni minori stranieri non accompagnati di nazionalità tunisina, egiziana e ghanese. Tanti gli immigrati provenienti dal Centro richiedenti Asilo "CARA Mineo", circa 100, che rappresentavano le varie nazionalità presenti al CARA: somali, eritrei, ivoriani, nigeriani, pakistani. Durante la preghiera Assan, il rappresentante delle nazionalità presenti al Centro CARA ha letto un messaggio preparato appositamente per “Morire di Speranza:
“Questa veglia di preghiera è un dono per tutti noi, è un dono di umanità ed è un simbolo di pietà ed umanità per il mondo intero, - continua- noi siamo i testimoni dei viaggi della speranza, viaggi di dolore e sofferenza, ma oggi siamo qui per dire che siamo uniti a tutti voi e che insieme cittadini italiani e stranieri possiamo lavorare insieme per migliorare la nostra società, tanti sono morti di speranza ma le loro ideee e le loro azioni resteranno per sempre, oggi la Comunità di Sant'egidio ha dato voce a tanti immigrati che non ci sono più, ma oggi sono qui con noi e noi ci uniamo a loro, perchè insieme possiamo sognare per un mondo unito e in pace, ringrazio tutti e uniamoci sempre nella preghiera”.
Al termine della preghiera, insieme a tutti i partecipanti c'è stata una marcia di pace e di amicizia per le vie della città di Catania, la marcia è stata animata con canti e slogani di pace in varie lingue; al termine della Marcia ci siamo ritrovati tutti insieme nel Cortile del Palazzo della Prefettura con una grande festa: “Si all'accoglienza e ad un mondo unito”, organizzata dai Giovani per la Pace, dove band mauriziane, dell'america latina, balli etnici preparati dai rifugiati del CARA, hanno testimoniato la bellezza di essere un grande popolo, diverso per nazione, religione, ma unito. Molti dicevano: “Oggi siamo una grande famiglia, tutta colorata, siamo la famiglia di Dio, questa è la famiglia di cui ha bisogno il nostro mondo...Viva la Pace! Viva l'amicizia con tutti”. Alcuni immigrati , felici hanno detto: “E la festa e la memoria di questo giorno, continua lunedì a Lampedusa con Papa Francesco...grazie siete come degli angeli”. |