In piazza San Carlo attorno alle 16 le testimonianze di Hafez Aldabous - cristiano siriano, a dar voce al dolore e alla sete di speranza di un popolo straziato dalla guerra- e di Manuela Vittor - missionaria laica di Treviglio da poco costretta dall`aggravarsi delle violenze a rientrare dal Sud Sudan. Poi il corteo lungo corso Vittorio Emanuele- aperto dallo striscione con la scritta Pace in tutte le terre e i cartelli con i nomi dei Paesi che soffrono a causa della guerra - a "tagliare" in due l`indifferenza e lo stupore della folla impegnata nello shopping e nel passeggio del primo giorno dell`anno. Infine l`" approdo" in piazza Duomo e l`ingresso in cattedrale per partecipare alla Messa per la pace presieduta dal cardinale Scola, con i partecipanti al corteo raccolti dietro lo striscione, nel transetto di destra. Così Milano ieri ha vissuto la manifestazione per la Giornata della pace promossa - come in centinaia di altre città nel mondo - dalla Comunità di Sant`Egidio.
Hafez Aldabous, che da tempo vive in Italia, ha raccontato della tragedia che ferisce al cuore la sua Siria, dove i cristiani soffrono in modo particolare, nella loro condizione di minoranza.
Nelle sue parole, la testimonianza di quanti, cristiani, musulmani e altri, si impegnano per la pace e la riconciliazione, e la richiesta a tutti di essere vicini ai siriani- anche, soprattutto - con la preghiera.
Manuela Vittor, delle Piccole apostole della carità (istituto secolare fondato dal beato Luigi Monza), era a Juba dal 2004. Con le altre consacrate e i volontari il 19 dicembre scorso ha dovuto lasciare il Sud Sudan dove la violenza politica ed etnica rischia di esplodere. «Ma spero di tornare presto, magari per il 20 gennaio, quando dovrebbe riaprire il nostro centro», ha detto, dopo aver ricordato le travagliate vicende del Paese africano e i quattro fronti d`impegno dell`Ovci La Nostra Famiglia (organismo di volontariato per la cooperazione internazionale) a Juba: il centro riabilitativo, l`area sanitaria materno-infantile, la «riabilitazione su base comunitaria» e, ultimo nato, il St Mary College.
Della realtà dei «nostri fratelli cristiani esposti a violenze spesso mortali» in luoghi come Siria e Centrafrica, come dell`impegno degli «uomini delle religioni» e di «quanti promuovono, pagando di persona, libertà autentica e piena per ogni uomo», ha detto Scola ieri nell`omelia della Messa per la pace, mentre il 31 dicembre nel Te Deum in San Fedele aveva denunciato la «piena afasia» dell`Europa di fronte alle persecuzioni subite dai cristiani.
L.Ros.
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