Cuori piove ma dentro la Basilica dell'Annunziata splende il sole. Cadono perpendicolari e riscaldono i raggi che la grande festa della Comunità di Sant'Egidio irradia di sabato pomeriggio all'interno dell'immenso tempio "consacrato" alla solidarietà fattiva nel nome di una missione dichiarata 46 anni prima da un gruppo di liceali romani. Era il 1968, era il tempo vivace e inquieto dell'impegno, della fantasia e del post-concilio, «della "sorpresa" sprigionata dalla gioia del Vangelo da praticare nelle periferie delle città e poi del mondo, nei luoghi di sofferenza e di povertà» come ha sottolineato Andrea Chiappori, responsabile genovese della Comunità che qui sbocciò nel 1976. Sull'altare a celebrare la messa c'è l'arcivescovo, Angelo Bagnasco. Incardina la sua omelia, pronunciata a braccio, al passo del Vangelo Secondo Matteo che, appena letto, traccia nitidamente il percorso seguito e da seguire: «Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo...».
Un'occasione irrinunciabile e il senso di una responsabilità inderogabile, quindi. Dice il cardinale che «la missione di Sant'Egidio è la missione della Chiesa», quindi stare sulla strada, tra la gente ancor più di questi tempi segnati «dalla grave crisi della quale non si vede il termine». Per questo l'impegno della Comunità di Sant'Egidio «moltiplica necessariamente e doverosamente tutte le forze, per poter venire incontro a coloro che si trovano in questa situazione drammatica». Bagnasco pone e sottolinea con forza il denominatore comune «che rende efficace ogni gesto, ogni opera di carità». «E - dice l'arcivescovo - fare in modo che la gente e soprattutto i poveri non si sentano soli». Perchè, spiega l'arcivescovo, «quando ci sentiamo soli di fronte alla lotta della vita tutto di noi si paralizza, le forze vengono meno perchè viene meno la speranza, la stima di noi tessi, la fiducia in noi, perchè non sentiamo fiducia degli altri in noi e allora, anche se sopravviviamo, tutto muore dentro». Di qui l'invocazione a Dio «affinchè ci aiuti a ripartire per essere lievito nella pasta delle sofferenze umane e luce umile». Lo ascoltano in cinquecento, una miscellanea di volti e di generi, di categorie anagrafiche e sociali che sono il senso e la struttura della Comunità, incardinata in quasi ogni quartiere a incanalare i rivoli della solidarietà: clochard, anziani, poveri, bambini, stranieri, disperati.
«Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene», parafrasa Papa Francesco Andrea Chiappori ricordando che oggi Sant'Egidio è una mano tesa in più di settanta paesi in ogni angolo del mondo (a genova i volontari sono un migliaio, ndr). Il coro, i bambini e i ragazzini, poi anche un "bongo" a rimbombare energia. Autorità, il prefetto, fasce tricolori e divise preghiere e sorrisi. Il ricordo dei sacerdoti andati a morire o imprigionati sulla strada, talvolta impervia, della solidarietà pura e incondizionata. «Non siamo qui per celebrare noi stessi ma per mostrare a tutti la gioia del Vangelo». Prima dell'omelia Angelo Bagnasco aveva affrontato l'attualità politica e sociale. «Insieme ad un'attenzione doverosa per le riforme, cresca l'attenzione verso il problema ancora più urgente che è quello del lavoro». Rispondendo alla domanda di una cronista a proposito della posizione espressa durante un convegno dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che aveva auspicato un alleggerimento della pressione fiscale, il presidente della Cei aveva risposto: «E una delle possibilità auspicate da tutti, perchè sarebbe un intervento concreto ed efficace, e non solo dichiarato, sulla questione del lavoro e sulla questione dei giovani, che possono avere uno sbocco verso il futuro».