Molti non sanno neppure dove si trovi la Guinea Conakry, appartenuta alla Francia fino all indipendenza del 1958, sicché i suoi drammi, la sua povertà e le sue stragi sembrano troppo lontane da noi. Eppure è dall'indipendenza che il Paese dell'Africa Occidentale soffre nell'indifferenza pressoché generale. La Comunità romana di Sant'Egidio se ne occupa da tempo e ieri, nella sua sede romana, è riuscita a mettere insieme tutte le anime del Paese, compresi i tre blocchi che raggruppano l'arcipelago dei partiti della Guinea, e condurli alla firma di un documento che, guardando alle prossime elezioni presidenziali del 27 giugno, pone le basi, finalmente, per la riconciliazione nazionale in un Paese che per riprendersi ha bisogno di pace. «Questo documento - dice con speranza Mario Giro, responsabile a Sant'Egidio dei rapporti internazionali - porterà la Guinea verso un futuro diverso fatto di democrazia reale». Gli fa eco Mario Marazziti, il portavoce della Comunità: «È un passaggio decisivo perché viene da qui l'impegno a lavorare, a partire dalle prossime elezioni, per un avvenire democratico della nazione, superando il dolore di un anno fa».
Fa riferimento ai 157 morti dello stadio di Conakry, la strage comandata. dall'esercito, che ha aperto una serie infinita di conflitti. Questo dolore, per Sant'Egidio, è stato probabilmente lo scoglio maggiore per arrivare alla firma di ieri.
Il documento porta 22 firme: ci sono tutti i rappresentanti della società guineana: le autorità del governo provvisorio, i rappresentanti dei tre blocchi contrapposti (l'Anr, il Cpeg e il Bfpg) e anche i rappresentanti delle vittime delle due stragi che hanno insanguinato la Guinea, quella di Canip Boiro e, appunto, quello dello stadio della capitale Conakry.
«Ci impegniamo a far sì - si legge nel documento - che i nostri partiti e le nostre organizzazioni conducano una campagna elettorale in una atmosfera pacifica, secondo le norme di un dialogo corretto». Perché queste elezioni possano realizzarsi, anche per l'impegno economico, è stato forte il contributo dell'Unione europea, sollecitata dal governo francese.
Il documento non guarda soltanto a questo prossimo appuntamento elettorale. Si pensa al futuro della Guinea che comincia con queste elezioni, le prime democratiche dal 1958, e continua dopo le elezioni: «Il Consiglio di riconciliazione nazionale - si legge ancora - elaborerà delle strategie per un dialogo continuo, per la preservazione di un quadro di pacificazione e di convivenza tra le forze politiche, le forze della difesa e di sicurezza e la società civile, per l'identificazione, la riabilitazione delle vittime, per l'indennizzo e la riparazione dei giudizi arbitrari a seguito degli avvenimenti succedutisi dal 1958 ad oggi».
Un ruolo importante in questa fase lo stanno avendo le donne. La seconda a firmare è Joséphine Guilao Lenaud, vice presidente del consiglio economico e sociale che ricorda il contributo dato dalle donne della Guinea già nelle lotte che portarono all'indipendenza. Queste elezioni vedranno anche la prima candidata in tutta la storia della Guinea: Saran Daraba che è stata già ministro del 1996 al 1998. Nel principale dialetto del Paese, il fola, non per niente Guinea significa donna.
Ruggiero Giovanni
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