Attingendo al ricco patrimonio « spirituale e pastorale del Vaticano II», la Comunità di Sant'Egidio «ha accolto la "spiritualità del Concilio" in questa "immensa simpatia" per tutti gli uomini e particolarmente per i poveri, e con questo bagaglio di "simpatia" nel cuore» ha percorso innumerevoli strade, «partendo da quelle della periferia romana per arrivare in varie parti del mondo, lasciandosi continuamente ispirare dall'antica storia evangelica del Buon samaritano».
Così il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ha ricordato l'operato della Comunità di Sant'Egidio nel 44esimo della sua fondazione. Anniversario che, per il porporato, si lega in maniera particolare al cinquantesimo del Concilio Vaticano II, di cui la Comunità è frutto. Anzi, «potremmo dire - ha precisato il cardinale durante l'omelia della Messa celebrata il 1° febbraio nella basilica di San Giovanni in Laterano -che proprio nella primavera conciliare è sbocciato il carisma della Comunità di Sant'Egidio, divenuto via via un albero sempre più robusto per il servizio alla Chiesa e al mondo».
Nata nel quartiere romano di Trastevere nel febbraio del 1968, su iniziativa dello storico Andrea Riccardi, attuale ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione, la Comunità - che raccoglie 60mila membri, tutti volontari, in 73 Paesi del pianeta -sostiene disagiati, malati e soprattutto poveri offrendo loro, sia a Roma che all'estero, alloggi, mense e centri di distribuzione viveri. «In questi anni che hanno visto il mondo trasformarsi profondamente - ha concluso il cardinale Levada -, mentre si affacciavano nuovi problemi, si manifestavano tensioni e conflitti che avrebbero lacerato il tessuto dei popoli e nuove problematiche avrebbero angustiato gli uomini, la Comunità è stata fedele nel lasciarsi ispirare e guidare nel suo cammino dalla compassione evangelica».
Un impegno umano, sociale e, inevitabilmente, anche politico. Nel senso più puro del termine. E così ci si è spesi per ristabilire o affermare il diritto alle cure, per battere la violenza delle gang giovanili e l'emarginazione degli anziani, per far comprendere come sia errato avvertire le migrazioni come pericolo e non come «chance», specie in un tempo in cui impera la caduta del senso del bene comune e della solidarietà.
Il lavoro quotidiano dei volontari consiste allora, come si legge nel testo pubblicato dal rinnovato sito internet www.santegidio.org, anche nel «ricucire le ragioni del vivere insieme, in società preoccupate dalla crisi finanziaria, o tentate dai conflitti etnici e civili, dalle semplificazioni degli scontri tra gruppi e a rischio di strumentalizzazioni religiose». Moltissime le autorità civili, gli ambasciatori e le personalità ecclesiastiche che hanno partecipato alla Messa di San Giovanni. Una quarantina i vescovi europei, asiatici e africani accompagnati dal vescovo di Terni-Narni-Amelia e già assistente spirituale della Comunità di Trastevere, monsignor Vincenzo Paglia. Tra i presenti anche monsignor Matteo Zuppi, attuale assistente della Comunità, la cui recente nomina a vescovo ausiliare di Roma per il settore Centro ricordata dal cardinale Levada ha suscitato un affettuoso applauso dei fedeli in basilica. Nel 1992 monsignor Zuppi è stato protagonista della mediazione che ha portato agli accordi di pace in Mozambico.