Sono gli invisibili per antonomasia, gli scartati da tutti, i più poveri tra i poveri. Forse proprio per questo il Papa ha voluto che nell'Anno Santo ci fosse un momento interamente dedicato a loro. Venerdì 11 novembre si aprirà il Giubileo dei senza fissa dimora, o, meglio, delle «persone socialmente escluse», che riunirà in Vaticano oltre 5mila uomini e donne provenienti da 22 Paesi, coinvolgendo 121 tra associazioni e parrocchie impegnate nel settore.
Un esercito di "senza voce" con alle spalle ciascuno una storia differente. Vicende di povertà "ereditata" dalla nascita o effetto della grave crisi economica, di perdita di se stessi a seguito di una malattia, di esistenze randagie per colpa di una dipendenza, di legami familiari che si spezzano, di bruschi abbandoni. In comune, la solitudine, qualche volta cercata, quasi sempre subita, e l'assenza di un tetto sotto cui trovare riparo.
Ricco il programma della «tre giorni» che li vedrà protagonisti. In particolare, nella mattina dell' 11 novembre i senza fissa dimora parteciperanno a un momento di catechesi presieduto dal Papa in Aula Paolo VI, mentre il giorno dopo saranno protagonisti di testimonianze nella Basiliche giubilari e di una grande Veglia di preghiera in San Paolo fuori le Mura. Il culmine del "loro" Giubileo sarà, però, domenica 13 alle 10 in San Pietro con la partecipazione alla Messa celebrata dal Pontefice.
«Tutti sanno che il Papa è il grande amico dei senza tetto - ha detto, presentando l'evento, Carlo Santoro, della Comunità di Sant'Egidio, che è tra gli organizzatori della tre giorni -. Sin dall'inizio del pontificato, se ne è fatto carico dimostrando che ognuno, nel suo, può fare qualcosa per restituire un po' di dignità agli ultimi della terra». E il pensiero corre al dormitorio "Dono di misericordia", affidato alle missionarie della carità cioè "le suore di Madre Teresa di Calcutta", alle docce e al servizio di Barberia sotto il Colonnato del Bernini, alla visita riservata solo a loro della Cappella Sistina. Piccole luci di un interminabile rosario di parole e gesti tutti da ricordare.
A legarli insieme, la denuncia, in primis durante la visita a Lampedusa (8 luglio 2013), della globalizzazione dell'indifferenza. «Ci siamo abituati - ricordò allora Francesco - alla sofferenza dell'altro» che «non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro». Un richiamo che si tradusse in un'immagine drammaticamente suggestiva durante la visita, il 24 settembre 2015, ai senzatetto di Washington. «Il Figlio di Dio - disse allora - è entrato in questo mondo come uno che non ha casa. Il Figlio di Dio ha saputo che cos'è cominciare la vita senza un tetto». O forse, il punto di partenza va trovato ancora più indietro, occorre riandare al 16 marzo 2013, pochi giorni dopo l'elezione al soglio di Pietro, a quelle parole per cosi dire programmatiche del Papa argentino: «Come vorrei una Chiesa povera per i poveri». Espressione che, non a caso, campeggia sul sito dell'Associazione francese "Fratello", impegnata nell'organizzazione di eventi "con" e "per" persone in situazione di esclusione, tra cui appunto questo speciale Giubileo. E il cui portavoce Frarwois Le Forestier è intervenuto alla presentazione dell'evento. «Spesso si evitano di vedere i senza tetto - ha aggiunto Carlo Santoro -. Sono gli scartati di cui parla sempre Bergoglio facendo capire che nessuno si può tirare fuori quando si parla di loro». Uomini e donne su cui non si accendono mai i riflettori, spesso ignorati per evitare fastidi, disagi e sensi di colpa. Ma a cui il Papa, citando il Vangelo, non si stanca mai di ripetere: «Siete importanti per la Chiesa», «voi e non i soldi, siete la sua ricchezza».
Riccardo Maccioni
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