«Una Chiesa povera per i poveri», chiede papa Francesco. Così, ieri pomeriggio, a Milano, si è svolto il «Giubileo delle persone di strada», organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio in sintonia con quanto ha fatto il Pontefice venerdì a Roma. Ben 150 le persone che hanno passato la Porta Santa della Basilica di Sant'Ambrogio e, con commozione, hanno baciato il Vangelo, per poi sfilare in processione lungo via Lanzone e raccogliersi in preghiera nella chiesa di San Bemardino, la sede di Sant'Egidio. Infine, una merenda insieme a suggellare la giornata di amicizia e vicinanza tra coloro che vivono in strada e gli amici che incontrano ogni settimana. Con loro la Comunità ha intessuto rapporti di familiarità attraverso cene itineranti e percorsi di riemersione dalla strada verso la «normalità».
In processione c'è chi ha in spalla lo zaino con tutti i propri averi, chi tiene al guinzaglio due cagnolini e chi ha sul volto i segni della durezza della vita di strada. È la Chiesa «ospedale da campo» di cui parla papa Francesco, che non guarda alle differenze: partecipa al Giubileo anche il musulmano Mohammed. Dice: «Il Dio comune della pace è di tutti, abbiamo bisogno della sua benedizione. Tutti abbiamo bisogno di pace, il mondo ha bisogno di pace».
Durante la preghiera si ascolta il Vangelo del Buon Pastore che raduna le pecore. «Oggi - commenta Ulderico Maggi di Sant'Egidio - Gesù è venuto a prenderci per mano e ci ha condotto attraverso la Porta della Misericordia, cioè dell'amore grande di Dio che perdona tutti». Per la Comunità i clochard si chiamano «amici di strada», e «Giubileo della Misericordia con gli amici per la strada» è il nome completo dell'iniziativa proposta e condivisa ieri: «Per la strada, infatti, molti di noi si sono conosciuti e hanno imparato a camminare insieme. Gesù ci ha insegnato di nuovo a prenderci per mano l'un l'altro. Come amici. È sorprendente che questo sia avvenuto in un mondo che ci vuole tutti sempre più divisi: i sani da una parte e i malati dall'altra, i ricchi di qui e i poveri di là, i giovani lontani dagli anziani».
Annuisce Alessandro, 72 anni, una laurea al Politecnico, finito per strada dopo il fallimento della sua ditta e il dolore per la morte della compagna. C'è chi si commuove ascoltando queste parole: «Oggi, con il gesto che abbiamo compiuto insieme, la nostra amicizia diventa più grande e più santa, perché nessuno è buono da solo, tutti abbiamo bisogno di un amico accanto». Continua Maggi: «Guardandoci attorno vediamo volti di fratelli e di sorelle. Questa è l'immagine che il Signore ci protegge e ci mostra come vivere insieme. Gesù diventa visibile negli amici che ci ha messo accanto e che sono la nostra famiglia».
Stefano Pasta
|