Mai abbassare la guardia. Per consegnare alla storia, dopo schiavitù e tortura, anche l`«omicidio statale premeditato» serve un impegno costante. E i Paesi abolizionisti devono impegnarsi per contagiare virtuosamente gli altri. Perché nessuna esecuzione ha ridato vita a una vittima, né ha mai reso più sicura una società.
Parte ancora dall`Italia l`appello per la cancellazione dal mondo della pena capitale, all`VIII Conferenza Internazionale dei ministri della Giustizia "No justice without peace", organizzata in Campidoglio dalla Comunità di Sant`Egidio.
Sempre meno, ma sempre troppi, gli Stati- democratici come Usa o Giappone, e non come Cina, Iran o Arabia Saudita - che ancora ammazzano a sangue freddo. Stasera verrà illuminato a giorno il Colosseo, antico luogo di violenze, oggi simbolo della giornata internazionale "Cities for life" (Città per la Vita) di Sant`Egidio che mobilita 1.600 città nel mondo tra cui 70 capitali. «Non ci possiamo fermare», conferma il presidente del Senato, Pietro Grasso, ex magistrato antimafia, anche se «è motivo di orgoglio che a livello internazionale l`Italia sia sempre in prima linea contro la pena di morte».
L`Italia, ricorda, «si è dovuta confrontare con situazioni drammatiche come il terrorismo, la mafia. Ma ha saputo opporre alla barbarie la
forza del diritto, delle procedure, delle prove, dei diritti di difesa». Il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, sottolinea il ruolo di «superpotenza
normativa» dell`Ue, spesso sottovalutato, ma in grado di influenzare la comunità internazionale. Concorda il rappresentante speciale per i Diritti umani Ue, Stavros Lambrinidis.
«Molti Paesi sono diventati abolizionisti - avverte il presidente di Sant`Egidio, Marco Impagliazzo- ma non bisogna mai abbassare la guardia.
Ci sono sempre nuove spinte perché non solo non venga abolita, ma anche reintrodotta». E successo nelle Filippine: cancellata nel 1987 dopo la caduta del dittatore Marcos, è stata abolita e reintrodotta. E cancellata di nuovo nel 2006. Ed è successo in Giappone. «Quando nel medioevo in Europa la pena di morte era normale - ricorda Mario Marazziti, presidente del Comitato parlamentare per i diritti umani -, nell`818 l`imperatore Saga l`abolì e il divieto durò fino al 1156». Oggi nei bracci della morte giapponesi attendono 120 persone. Ma il processo
è inarrestabile: 17 Paesi abolizionisti negli anni `70, 141 oggi.
Drammatiche le testimonianze. Andrej Paluda, è coordinatore in Bielorussia dell`associazioneVjasna: «Siamo l`ultimo Stato d`Europa dove c`è ancora. Le esecuzioni sono segrete, i familiari del condannato sono informati dopo, il corpo non viene restituito, la tomba è segreta. Innocenti hanno confessato sotto tortura. Una madre ha seppellito gli oggetti del figlio pur di avere una tomba su cui piangere. Condannati si suicidano perché così la salma verrà restituita». Dale Recinella, avvocato a Wall Street, ha abbandonato l`alta finanza per dedicarsi, da cappellano laico cattolico, all`assistenza dei condannati in Florida. «Quando lo Stato uccide, chi ne beneficia? Non i contribuenti: la Florida risparmierebbe 50 milioni di dollari l`anno se la abolisse, gli Usa un miliardo». In California costa 137 milioni, per l`ergastolo ne servirebbero 11,5. «Non ne beneficiano i familiari innocenti del condannato. Nemmeno quelli della vittima, ingannati dallo Stato sul sollievo che proverebbero dopo l`esecuzione.
L`unica che ne beneficia davvero è la politica. Ma non è una ragione sufficiente per uccidere».
Nel 2012 le esecuzioni confermate sono state 682 in 21 Paesi, l`anno prima erano state 68
Ancora una volta CINA, IRAN, IRAQ, ARABIA SAUDITA E STATI UNITI sono stati i Paesi con più persone messe a morte
Alla fine del 2012, almeno 23.286 persone erano rinchiuse nei bracci della morte in tutto il mondo.
Luca Liverani
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