A un anno di distanza dalla storica rinuncia al papato di Benedetto XVI si comprende che il suo gesto di «responsabilità» non fu dovuto a una crisi ma al sentire che la Chiesa necessitava di vivere «una nuova stagione di estroversione» per la quale lui non si sentiva adeguato. Ma il papato non diventerà un'istituzione a tempo e la coesistenza di due Pontefici in Vaticano, grazie al «carattere umile» di Ratzinger, non pone problemi di governo al "regnante" Francesco. È quanto sostiene lo storico della Chiesa e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. «Oggi - afferma Riccardi - capiamo che non si è dimesso perché c'era una crisi in corso, se ci fosse stata una crisi un uomo del dovere come lui l'avrebbe gestita, ma forse c'era una nuova stagione da iniziare, una stagione di estroversione della Chiesa per la quale il Papa non si sentiva adeguato per l'età, per la carenza di forze». «All'orizzonte - spiega infatti - c'era il viaggio della Giornata mondiale della Gioventù in Brasile e il Papa sapeva che sarebbe stata un visita molto faticosa, durante la quale a lui si sarebbe richiesto molto e di certo non voleva compierla a metà, ma ora il discorso sulle energie ridotte è divenuto molto chiaro. Quello dell'ormai Papa emerito Benedetto XVI è stato un gesto di responsabilità e di coraggio ». Se ci sono stati riflessi sul governo della Chiesa? «E stata una situazione che si è sviluppata benissimo - replica Riccardi - grazie al carattere di Ratzinger, un uomo di una correttezza estrema che semmai Papa Francesco vorrebbe coinvolgere di più. Ratzinger non è un prepotente, Francesco è privo di condizionamenti, quello del Papa emerito è il carattere giusto per vivere tale situazione».
|