Dopo il Concilio, è cresciuto nella Chiesa l'amore per la Bibbia in tanti modi. Sono cambiate la preghiera, la liturgia e la teologia. Ma non si è ancora affermata pienamente nel popolo di Dio la familiarità con la Bibbia. È quella familiarità che nutre intensamente la vita e la fede dei cristiani. Sono passati cinquant'anni dalla Dei Verbum, la costituzione sulla Divina Rivelazione, approvata dal Vaticano II il 18 novembre 1965: è stata un punto di svolta per la Chiesa, ma tanto resta da fare per affermare la centralità della Parola di Dio nella vita cristiana.
Il Concilio afferma: «La Chiesa ha sempre venerato le Divine Scritture come ha fatto con il Corpo stesso di Cristo». Il parallelismo tra Eucarestia e Parola di Dio ci spinge a chiederci: non si dovrebbe far crescere la venerazione delle Divine Scritture, come è cresciuta quella del Corpo di Cristo, per il quale dal Duecento è celebrata la festa del Corpus Domini?
Ogni liturgia è celebrazione della Parola di Dio; ma il dono della Parola, riscoperto come popolo con il Vaticano II, va celebrato con una festa, con una Domenica nell'anno liturgico, giorno dedicato al Verbum Domini o alla Dei Verbum: momento di venerazione delle Sacre Scritture, manifestazione della gioia del popolo di Dio per il dono della Parola, occasione di diffusione della Bibbia tra i fedeli, rinnovamento dell'ascolto comunitario e personale. Varie esperienze spingono in questo senso: quelle latino-americane vicino alla festa di San Girolamo, quelle della Chiesa indonesiana che dedica il mese di settembre alla Bibbia, fino alla mozione approvata dall'ultimo capitolo della Società San Paolo. Una festa della Parola di Dio ha radici nella tradizione ebraica.
Sì, una festa di gioia attorno alla Parola come dono rinnovato alla comunità, che faccia crescere la familiarità con le sue pagine anche attraverso l'intronizzazione e la lettura del Libro. Si tratterebbe di una festa che rinnova l'impegno all'ascolto personale e alla lettura nel cuore della liturgia. Attraverso un Giorno della Parola, si metterebbe in luce la Chiesa come casa della Parola. Infine sarebbe un giorno dedicato al dono e alla consegna della Bibbia e del Vangelo, come ama fare papa Francesco. Perché la Parola cresca tra di noi.
Andrea Riccardi
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