Nessun allarmismo, nessuna strumentalizzazione, informazione corretta: sono le coordinate intorno a cui è ruotato giovedì sera il dibattito promosso dall'Amministrazione comunale: "Oltremare. Dalla guerra, attraverso le mani dei trafficanti, allo sbarco: il dramma di chi fugge" nel salone del Centro culturale "Pio Occehtta".
Un incontro di stretta attualità voluto per «fare chiarezza su un tema - ha detto il sindaco Alessio Biondo - che anche nei nostri paesi e soprattutto sui social si presta a pregiudizi e fraintendimenti. Noi vogliamo parlarne dando voce a chi questi fenomeni li conosce da vicino perché li vive ogni giorno. Per capire che cosa sta succedendo nel Mar Mediterraneo».
Un filmato porta in primo piano la drammatica situazione nel Mar Libico. La prima voce è quella di Giampaolo Musumeci, giornalista e conduttore di "Nessun luogo è lontano" su Radio 24: la sua è una testimonianza sul campo. «Questa - e fa riferimento alle immagini proposte, con una imbarcazione che ha vagato in mare per giorni prima di essere intercettata - è solo la punta dell'iceberg. I trafficanti di esseri umani non fanno che approfittare di un vuoto: l'assenza istituzionale dà loro l'occasione per intervenire. Uno dei tanti trafficanti che ho intervistato mi ha detto, "Non fermerete mai i migranti. Io realizzo sogni". Ong e trafficanti lavorano su questa assenza. E una politica schizoide crea il terreno fertile per chi aiuta questi disperati a muoversi.
Nel 2016 via mare sono arrivate 362.000 persone. Con un costo di 3.000 euro a testa. Fate due conti: un miliardo. Il Mediterraneo vale in un anno un miliardo, ovviamente in nero. Al di là dell'aspetto umanitario viaggiano anche migliaia di euro e non si sa dove vanno. Un problema di finanza criminale sempre sottovalutato. Non c'è l'Europa e non ci sono vie alternative legali per i migranti. Nel mio lavoro io provo a ricostruire la dimensione dei fatti, ma tanti, troppo colleghi offrono una narrazione falsa, mossa da dolo o finalità politiche. E poi c'è la strumentalizzazione politica. Ogni volta che ci sono le elezioni si parla di migrazioni e sbarchi, fateci caso. Occorre fare più attenzione ai numeri, che non sono così spaventosi come qualcuno vuol far credere, e ai fatti, occorre soppesare le parole».
Paolo Narcisi, presidente di "Rainbow for Africa": «La gente scappa perché non siamo capaci di aiutarla a casa loro. Anzi, continuiamo a rubare e senza sviluppo, lavoro e sanità non ha alternative se non andarsene». Eloisa Franchi e Laura Pittana, medici di "Rainbow for Africa", sono salite sui barconi dei migranti. E hanno visto con i loro occhi situazioni drammatiche: «Gommoni stipati di gente, solo con i vestiti addosso o neanche, senza scarpe perché pesano. Mossa da una disperazione che le porta a vivere un vero e proprio calvario. La nostra presenza è stata contestata. Il nostro lavoro dovrebbe esaurirsi ma non è così. Non ci sono più imbarcazioni di Ong nel Mediterraneo. Ma anche se non c'è nessuno la gente continua a morire. Senza che noi lo sappiamo...».
Dalla fuga all'inserimento, anche sul territorio (avrebbe completato il quadro della serata una fotografia della situazione nel Novarese, a livello di arrivi e accoglienza): la voce della Comunità di Sant'Egidio. «Vuoto, disperazione e senso di impotenza- sono parole di Cristina Ticozzi - Come cristiani non possiamo essere indifferenti. Abbiamo cercato di rispondere a questo dramma. Con le chiese evangeliche, con i valdesi e con la Cei creando dei corridoi umanitari. Con molta fatica abbiamo stretto un accordo con il Governo italiano: 68 città di 17 regioni ci hanno dato una mano. Questo vuol dire accollarsi per due anni la famiglia straniera, garantendo protezione e inserimento. Due sono anche a Novara. Tanta gente così ha potuto avere una seconda chance di vita». Verso un futuro diverso: «In questo modo abbiamo dimostrato che è possibile fare qualcosa - così Piergiacomo Baroni -. Non solo: la presenza dei migranti ha fatto bene alla comunità ospitante perché ha creato una rete di solidarietà. Bisogna fare cultura e informazione perché la gente è imbottita di falsità». Partendo dai più piccoli per i quali è naturale stare con bambini che arrivano da altre parti del mondo: «Il più formidabile laboratorio di integrazione - chiosa Musumeci - è la scuola».
Eleonora Groppetti
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