«Dopo l’orrore degli attacchi terroristici di Barcellona, noi vogliamo mostrare la nostra volontà di pace e il nostro impegno per lavorare alla costruzione di una società di coesistenza». L’appello alla pace dei giovani europei della Comunità di Sant’Egidio risuona in spagnolo, inglese, francese, italiano, tedesco, forte e commovente, sulla Rambla, accanto alla montagna di fiori e peluche e alle centinaia di lumini che ricoprono i punti dove sono cadute le vittime del 17 agosto scorso: tredici là sul vialone, più una sulla Diagonal e un’altra a Cambrils.
Al flusso costante di turisti che, fra un “tapas bar” e una gelateria, si soffermano pensosi per qualche attimo a leggere le migliaia di bigliettini che invocano pace e dialogo, si sono aggiunti ieri cinquecento fra liceali e studenti universitari della Comunità di Sant’Egidio, provenienti da tutta Europa con alcuni ospiti da Africa, Pakistan e Usa, determinati a non cedere alle ragioni del male.
Una sfilata silenziosa dal mare sino all’altezza del Teatro Liceu dove si è interrotta la folle corsa del furgone killer, per depositare 15 bouquet (uno per ogni vittima) portati da 15 ragazzi di nazionalità diverse: lì è stato poi letto il loro manifesto per la pace dedicato ai morti di Barcellona e Cambrils. Al termine, giovani e passanti hanno compiuto un gesto di pace, abbracciandosi e dandosi la mano prima di concludere la serata con una preghiera nella basilica di Santos Justo y Pastor.
Una delle voci è quella di Clara, 18 anni, studentessa di Barcellona, short e lunghi capelli neri, impegnata ad assistere gli anziani della città vecchia: «Anche se siamo tutti ancora scioccati, la risposta non è la vendetta – ci dice senza esitazioni –. Non dobbiamo vedere come diversi i musulmani, perché questa sarebbe la vera sconfitta». Coraggiosi e altruisti questi ragazzi che, nonostante i timori di molti genitori, non hanno voluto rinunciare al settimo Incontro internazionale dei Giovani per la Pace europei – Young for Peace – a Barcellona, già fissato da un anno. «Sono qui per unirmi al grido “No tinc por” (Io non ho paura) – spiega Agnese, 16 anni, romana, che durante l’anno fa visita agli anziani nelle case di riposo –. Stando uniti possiamo costruire ponti e possiamo essere noi stessi aprendoci agli altri».
L’incontro del movimento dei giovani della Comunità – presente in Europa e in altri Continenti – dopo Assisi, Cracovia, Roma, Berlino, Anversa e Parigi, si è aperto ieri al Museo del Mare di Barcellona per una tre giorni di incontri, riflessioni, scambi e visite anche nei luoghi più poveri della città catalana, come il quartiere periferico de La Mina. A chiudere domenica, prima della Messa, sarà l’incontro con il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, che ribadirà la fiducia nei giovani. Il tema infatti è “More Youth, More Peace” (Più giovani, più pace) e vede a confronto ragazzi che tutto l’anno si occupano di costruire la pace operando a favore dei bambini dei quartieri più svantaggiati, degli anziani, dei senza tetto e dei rifugiati.
«La sera dell’attentato noi dovevamo portare, come ogni giovedì, i panini ai nostri “amici di strada” che vivono sulla Rambla e nei quartieri circostanti – racconta Roger, ingegnere, 28 anni, di Barcellona –. Siamo stati bloccati, ma il giorno dopo siamo andati personalmente a cercarli. Stavano bene, anche se molti erano scioccati per le scene terribili che hanno visto. Questo è stato un attacco alla convivenza, dobbiamo dare una risposta forte attraverso l’integrazione dei bambini, dei rifugiati e delle differenti religioni». L’educazione è il punto fondamentale, sostiene Massimiliano, 25 anni, laureato in Lettere che a Napoli si occupa della scuola di pace di Sant’Egidio nel rione Sanità. «Bisogna far parlare questi ragazzi che sono abituati a vivere nella violenza. Guardando le facce degli attentatori ragazzini ho pensato la stessa cosa: la mancanza di una educazione e una figura di riferimento può degenerare nel male, che si tratti di camorra o fondamentalismo islamico».
I ragazzi di Sant’Egidio hanno deciso di lanciare un forte messaggio di pace proprio dalla cuore della città ferita. «Ancora una volta abbiamo scelto il dialogo e la solidarietà con i più poveri e i più deboli della nostra società per costruire un futuro di pace e di coesistenza in Europa e nel mondo – dicono fieri – Noi siamo convinti che solo il dialogo e l’integrazione aprono la via alla pace. Noi vogliamo sconfiggere il male col bene, far trionfare il perdono sulla vendetta. Per questo noi vogliamo contribuire attivamente a creare un’Europa dove tutti possano vivere insieme: un mondo senza razzismo ». Il messaggio verrà portato oggi dai 500 giovani che, guidati da Impagliazzo , si uniranno alla grande manifestazione contro il terrorismo organizzata dal Comune e dalla Generalitat.
Al corteo parteciperanno, oltre al re Felipe VI, il premier Mariano Rajoy e il presidente del governo catalano, Carles Puigdemont. Un segno di unità che non ferma, però, le polemiche. Anche ieri Puigdemont ha accusato Madrid di aver messo a rischio la sicurezza della regione non consentendo il reclutamento di 500 nuovi agenti.
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