«Che bella la vostra iniziativa di passare attraverso una Porta mobile del Giubileo, per andare incontro a Lui! Il materiale è umile ma l'iniziativa è così nobile». Il mittente è papa Francesco e i destinatari sono i prigionieri di New Bell, a Douala, in Camerun.
All'inizio dell`Anno Santo, con la Comunità di Sant'Egidio e il cappellano, i carcerati hanno realizzato una semplice Porta Santa, ad arco, fabbricata in legno e cartone. «Ogni domenica - racconta Yolande Ketchanji, di Sant`Egidio - l'abbiamo portata nei diversi reparti della prigione, permettendo di vivere il Giubileo della misericordia agli oltre 3mila detenuti di New Bell». Quando il Papa è venuto a sapere dell'iniziativa, ha scritto al vescovo della diocesi Samuel Kléda, presidente della Conferenza episcopale camerunense, per esprimere «vicinanza spirituale». «Ma prima di me - si legge nella lettera - il Signore stesso era già venuto presso di voi, per essere un compagno fedele. Che vi dia la forza di continuare a camminare con lui, vivendo e testimoniando la sua misericordia». Assicurando la sua preghiera per i detenuti, i loro familiari e amici, Francesco dice: «Questo tempo di prova che attraversate, se cercate di viverlo con il Signore, può rivelarsi di una fecondità spirituale eccezionale».
Dietro le sbarre di Douala, la popolazione rispecchia quella del Camerun sudoccidentale, a maggioranza cristiana con una significativa presenza musulmana. Tra chi ha varcato la speciale Porta Santa mobile, ci sono anche alcuni adolescenti, imprigionati per aver rubato un panino o perché trovati senza documenti nelle retate che colpiscono i ragazzi di strada. Il sovraffollamento è forte e, dall'anno scorso, l'incendio di un'ala di New Bell costringe parte dei detenuti a dormire all'aperto.
Da anni la Comunità di Sant'Egidio visita con fedeltà una decina di carceri camerunensi. A Tcholliré e nel Nord incontrano anche minorenni arrestati per aver fatto parte di Boko Haram, reclutati perché poveri: ragazzi di strada, oppure venduti dalle loro famiglie per pochi soldi. Quando sono arrestati, spesso solo perché potenzialmente arruolabili, Sant'Egidio ascolta le loro storie e prova a farli studiare. «Questo - spiegano - è il nostro modo di costruire la pace e di combattere il terrorismo».
A Douala, invece, c'è anche un braccio della morte, seppur da due anni in Camerun non si effettuino esecuzioni. I condannati alla pena capitale partecipano alla preghiera della Comunità e, appena ottengono il permesso, vanno a trovare i malati negli altri reparti del carcere. «Quando noi non possiamo entrare - conclude Ketchanji - è uno dei detenuti a guidare la preghiera».
Stefano Pasta
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