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19 Settembre 2016 17:30 | Palazzo Trinci, Sala Conferenze

Intervento di Armash Nalbandian


Armash Nalbandian


Primate armeno di Damasco, Siria

La storia dei martiri cristiani, secondo la Bibbia inizia negli Atti degli Apostoli con la lapidazione dell’apostolo Stefano. Successivamente negli Atti, l’Apostolo Paolo si riferisce a Stefano come martire di Gesù.

Fin dall’inizio gli Apostoli affrontavano seri pericoli, finché finirono quasi tutti con il perire a causa delle loro convinzioni. In tal modo, già durante la vita degli stessi apostoli, il termine "martus" fu usato per indicare un testimone che in qualsiasi momento poteva essere chiamato a rinnegare quanto aveva testimoniato sotto la minaccia della morte. Da quel momento in poi, la transizione del termine "martus" a martire, come lo intendiamo oggi fu semplice. Nella letteratura cristiana il martire, o testimone di Cristo, era colui che era disposto a dare la propria vita pur di non rinnegare la propria fede.

Il termine greco "martus" infatti significa testimone, ossia persona a conoscenza di fatti osservati personalmente.  Con questa accezione compare per la prima volta il termine nella letteratura cristiana: gli Apostoli erano stati testimoni di tutto ciò che avevano osservato in prima persona nella vita pubblica di Cristo.

In principio, quindi, il termine si riferiva agli Apostoli.  Da quando i Cristiani iniziarono a patire la persecuzione, il termine fu usato per riferirsi a tutti coloro che soffrivano per la propria fede.  Infine il significato del termine fu ristretto a coloro che erano uccisi per la propria fede.  Il primo periodo del Cristianesimo, prima di Costantino I è noto come "Epoca dei Martiri."

I primi cristiani veneravano i martiri e li consideravano potenti intercessori, serbandone le parole, le citazioni, come tesori di sapienza ispirata dallo Spirito Santo.

"Il martirio per la fede…. diventò un aspetto centrale dell’esperienza cristiana".  L’idea di persecuzione a causa del "mondo"…. scorre profonda nelle vene della tradizione cristiana.

Infatti, la storia dei martiri cristiani non finisce con la morte di Stefano.  Nel primo secolo dopo Cristo, quasi tutti i suoi discepoli patirono il martirio per rendere testimonianza della propria fede.

La storia dei martiri cristiani non finisce neppure con la morte dei discepoli.  Migliaia diedero con amore la propria vita durante le persecuzioni degli imperatori romani, Nerone, Domiziano, Traiano, Marco Aurelio, Massimo, Decio, Valerio, Aureliano e Diocleziano.  La persecuzione romana durò quasi fino alla fine del quarto secolo dopo Cristo e terminò soltanto quando l’imperatore Costantino dichiarò il Cristianesimo religione ufficiale del suo impero.  In quello stesso periodo, in Persia, dove il Vangelo si era rapidamente diffuso, moltissimi altri erano perseguitati e uccisi, diventavano martiri della propria fede cristiana.

Purtroppo la storia dei martiri non finisce neppure con Costantino. Nei secoli successivi e ancora oggi i Cristiani hanno continuato e continuano a soffrire il martirio.  Questa persecuzione viene da altri cristiani, altre fedi e dal potere politico.  Questo martirio rende testimonianza al versetto del Vangelo di Giovanni, 15: 20-21, in cui Gesù si rivolge ai suoi Discepoli dicendo "Ricordate le parole che vi ho detto:  Nessun servo è più grande del proprio Maestro.  Se hanno perseguitato me, allora perseguiteranno anche voi.  Se hanno obbedito ai miei insegnamenti, allora obbediranno anche ai vostri.  Vi tratteranno così a causa del mio nome, perché non conoscono Colui che mi ha mandato."

Nei due millenni di storia cristiana, circa 70 milioni di fedeli hanno dato la loro vita per la propria fede, e di questi circa 45,5 milioni, ben il 65%, nell’ultimo secolo secondo lo studio contenuto nella prolusione del giornalista italiano Antonio Socci, "I Nuovi Perseguitati."

Il XX secolo è stato il peggiore, quello che ha mietuto più vittime, negli annali del Martirio Cristiano.

In tutta la storia del Cristianesimo e in ogni parte del mondo, circa 70 milioni di fedeli sono stati assassinati per la loro fede e per questo sono chiamati "martiri."

La definizione dei termini per un’analisi quantitativa del martirio, rivela che i martiri cristiani sono "credenti in Cristo, che hanno perso la propria vita prematuramente, in situazioni in cui erano testimoni, a causa dell’ostilità umana." Questa definizione possiede 5 elementi essenziali, che possono essere evidenziati come segue:

  1. "CREDENTI IN CRISTO" Questi individui provengono dall’intera comunità cristiana, dai Cattolici Romani, Ortodossi, Protestanti, Anglicani, Cristiani Marginali e Indipendenti. Nel 2010 più di 2,2 miliardi di persone potevano ritenersi cristiane e dall’epoca di Cristo più di 8,5 miliardi di persone hanno creduto in Cristo.
     
  2. "HANNO PERSO LA PROPRIA VITA"  La definizione è ristretta ai soli Cristiani messi a morte.
     
  3. "PREMATURAMENTE" Il martirio è improvviso, inaspettato, inatteso, non voluto, un atto subito di interruzione violenta della vita.
     
  4. "IN SITUAZIONI IN CUI ERANO TESTIMONI"  La testimonianza in questo caso non significa soltanto la pubblica testimonianza del Cristo Risorto; la testimonianza si riferisce all’intera vita e stile di vita del testimone e martire sia che egli o ella stesse o meno attivamente testimoniando e proclamando il Vangelo.
     
  5. "A CAUSA DELL’OSTILITA’ UMANA" esclude qualsiasi morte per incidente aereo o stradale, calamità naturale, come il terremoto, oppure altri "atti di Dio," come la malattia, o altre cause di morte per quanto tragiche.

Il metodo principale con cui si contano i martiri durante la storia del cristianesimo consiste nella elencazione delle "situazioni di martirio" in particolari momenti storici. Una situazione di martirio si definisce come "martirio di massa oppure multiplo in un particolare momento della storia del cristianesimo."  Si passa poi a determinare a quante delle persone che si sono trovate in quella circostanza si adatti la definizione di martire sopra esposta. Si badi che in qualsiasi situazione di uccisione o martiri di massa, non tutte le vittime sono automaticamente definibili come martiri,  ma solo quella frazione o l’individuo la cui morte è la conseguenza diretta  della testimonianza della propria fede, sia che essa sia stata resa collettivamente che individualmente.

Noi cerchiamo di effettuare una stima ragionevole di tutti i Cristiani perseguitati e uccisi e tra questi di stabilire quali siano i martiri e di scoprire per ciascun caso il motivo del martirio.

Un tentativo di calcolo dei martiri comprende la considerazione di coloro che sono considerati "martiri in controluce", o quelle situazioni molto piccole, isolate e individuali. Questi calcoli comprendono quelle situazioni in cui un Cristiano è ucciso come conseguenza delle ostilità umane, ma non come diretta conseguenza di attività cristiane organizzate.

Dall’odium fidei all’odium ecclesia e oltre. Esaminando un elenco di operatori cattolici uccisi nel 2011, John Allen riferisce "Certamente nessuno di questi casi si adatta perfettamente alla definizione tradizionale di martirio che prevede che qualcuno sia ucciso per odio della fede. Anche questo criterio è sotto esame in questi giorni. Papa Giovanni Paolo II ha aggiunto i martiri uccisi in odium ecclesiae e molti teologi ritengono che il martirio dovrebbe comprendere anche quelli che sono uccisi per odio delle virtù essenziali della fede.  Ad ogni modo, i rischi di oggi non sono limitati alle circostanze classiche di martirio, ma si estendono ad un’ampia gamma di circostanze in cui i Cristiani sono in pericolo.  Anche quando non sono attaccati per motivi religiosi, le ragioni per cui si trovano in determinati posti affondano le loro radici nella loro fede."

I martiri bambini.  Da notare pure che la definizione di martirio demografico comprende pure quei bambini e i neonati che hanno perso la vita insieme con i martiri adulti. A Nagasaki, in Giappone il 24 Novembre 2008 sono stati beatificati 177 martiri dall’inizio del XVII secolo, 18 di loro erano bambini al di sotto dei cinque anni.  Quando gli è stata chiesta ragione di ciò, il Cardinale Jose Savaira Martins ha risposto "Non è la prima volta che succede. Oggi, il criterio della Congregazione è di accettare come martiri i bambini uccisi in contesti di persecuzione religiosa che appartenevano a una comunità Cristiana comprendente adulti consapevoli delle ragioni delle loro morti. Tra i nuovi beati, inoltre, abbiamo anche intere famiglie cristiane.  Questo sottolinea il fatto che la fede cristiana era vissuta profondamente in quelle famiglie."  Per questo molti martiri nella storia del cristianesimo sono stati bambini e anche neonati.

Il martirio quindi non è un fenomeno esclusivo del Cristianesimo dei primi tempi.  Quando la maggior parte dei Cristiani sente la parola "martire" tende a pensare alle persecuzioni degli imperatori romani nella Chiesa dei primi tempi. Si pensa all’antichità. La Chiesa dei Martiri sembra sia riferita solo al periodo delle 10 persecuzioni romane.  Il martirio è un aspetto preponderante della storia della Chiesa ed è presente in tutte le tradizioni e confessioni cristiane. Si può osservare pure che le 10 più importanti situazioni di martirio si sono verificate nel secondo millennio della fede Cristiana.  Il tasso di martirio durante le varie epoche storiche del cristianesimo si è mantenuto eccezionalmente costante, lo 0.8%.  Un Cristiano su 120 in passato è stato martire, ed è probabile che sia così anche in futuro.

Quando esaminiamo l’elenco dei martiri nelle epoche storiche del cristianesimo, notiamo fatti sorprendenti.  Più di 20 milioni sono stati martirizzati nei campi di prigionia sovietici, e che ben più della metà dei 70 milioni di martiri è stata uccisa nel XX secolo.

Il XX secolo è il secolo dei genocidi, iniziato col genocidio degli Armeni nel 1915, che è costato la vita a più di un milione e mezzo di Armeni Cristiani. Anche il genocidio dei Cristiani Siri Ortodossi, di circa 500 mila persone e dei Greci e di altri Cristiani nella Turchia Ottomana. Il secolo scorso è stato il più sanguinoso nella storia del Cristianesimo. Nel periodo centrale del secolo scorso ci sono state le persecuzioni nei campi di prigionia nazisti e sovietici, e perfino alla fine dello scorso secolo spiccano due situazioni di martirio per intensità e dimensioni del fenomeno: il massacro dei Cristiani nel Sudan meridionale e il genocidio in Rwanda. Mentre quest’ultimo è stato di breve durata, il massacro in Sudan è durato una ventina di anni e i focolai di odio non sono del tutto sopiti.  Oggi i Cristiani continuano ad essere perseguitati in Indonesia, India, Cina, Nigeria, e Messico, soltanto per ricordarne pochi.

Cinque sono i fattori che determinano il martirio oggi:

  1. Nel 2010 il mondo è meno religioso che nel 1910, ma lo è di più che nel 1970.  Nel 1910 più del 99% della popolazione mondiale era religiosa, nel 2010 meno dell’89%, ma questa analisi nasconde il fatto che il culmine della non religiosità è stato raggiunto nel 1970 quando più del 20% della popolazione mondiale era agnostica o atea.  Il crollo del comunismo alla fine del XX secolo spiega perché il mondo è più religioso nel 2010 che nel 1970.
     
  2. Il Cristianesimo è frammentato. I Cristiani si dividono in circa 43,000 denominazioni. Queste variano per dimensioni da milioni di membri a meno di 100 membri, elencati in ciascuna delle 232 nazioni del mondo che sono contenute nel Database Mondiale Cristiano (World’s Christian Database.) In questa diapositiva (slide) c’è il Cristiano individuale, nella prossima ci sono tre capanne in cui c’è un uomo naufrago su un’isola deserta, la prima mostra la casa, la seconda la chiesa e la terza, la chiesa dove era solito andare.
     
  3. I Cristiani e i Musulmani insieme potrebbero presto rappresentare i 2/3 della popolazione mondiale. Nel 1800 1/3 della popolazione mondiale era o cristiano o musulmano, oggi insieme rappresentano il 55% della popolazione mondiale, circa 4 miliardi di persone, ma si calcola che nel 2050 potrebbero essere il 66%.
     
  4. I Cristiani non hanno alcun contatto con i Musulmani, Indù e Buddhisti. Ricerche recenti evidenziano che l’86% dei Musulmani, Indù e Buddhisti non conosce personalmente neppure un solo Cristiano.  Questo deve essere considerato molto negativamente alla luce del grande mistero biblico dell’Incarnazione che è il cuore della testimonianza Cristiana.
     
  5. I fenomeni migratori aumentano la diversità etnica e religiosa nel mondo.  200 milioni di persone si spostano, emigrano oggi portando con sé il proprio patrimonio culturale e religioso.  Circa 860 milioni di persone sono stabilmente stanziate al di fuori dei propri confini di origine e della loro cultura e religione di provenienza etnica e geografica. Vi consiglio di leggere il libro di Ian Goldin, "Exceptional People: How Migration Shaped Our World and Will Define the Future" (Princeton University Press, 2011). Come l’autore fa notare: "Mai così tante persone sono emigrate, mai così sono state respinte."

Secondo il Patriarca Siro Ortodosso Ignazio Aphrem II, il Cristianesimo è a rischio di estinzione in intere nazioni del Medio Oriente, la sua terra natale, secondo un leader anziano della Chiesa Ortodossa. Ci sono stati ripetuti avvertimenti del declino del Cristianesimo in Iraq a seguito dell’aggressione dello Stato Islamico. Dal 2003 otto Cristiani su dieci hanno lasciato l’Iraq.  Il Patriarca della Chiesa Siro Ortodossa ha anche avvertito che il Cristianesimo è a rischio di estinzione anche in Siria e Libano.  Il massiccio declino di popolazione Cristiana in Turchia, negli ultimi cento anni soltanto, da 3 milioni e mezzo a soli 150mila potrebbe ripetersi in Siria e Libano. "Sono preoccupato che il Cristianesimo stia per scomparire in Siria e in Iraq" ha detto. "Già in Siria la metà dei Cristiani sono o sfollati o fuggiti all’estero.  Molti stanno scappando anche dal Libano dove la povertà è orribile."

E’ un nuovo tipo di martirio. Il Martirio del Cristianesimo.

La prima era poteva chiamarsi "era dei martiri."  Temo che questo primo secolo del terzo millennio sarà noto come "Era del Martirio del Cristianesimo nella sua Terra Natale."

 

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