Per me è un onore essere stato invitato a dare il mio intervento ad una pubblicazione in occasione del venticinquesimo anniversario dell'elezione di Sua Santità Bartolomeo a Patriarca Ecumenico.
Mi sia concesso citare alcune delle parole che scrissi per l'occasione:
Nel Salmo 1, al verso 3 il giusto è paragonato all'immagine di un albero lussureggiante, dalle radici profonde, piantato lungo corsi d'acqua “che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene” (confronta anche Geremia 17, 8).
Vi è una tendenza, comprensibile ma anche deplorevole tra coloro che sono profondamente radicati in una tradizione religiosa, che è quella di essere insulari ed esclusivi nella propria prospettiva. Mentre, dalla parte opposta, troppo spesso coloro che sono aperti ad impegnarsi con chi è diverso da loro si trovano ad esprimere una superficialità a cui manca sostanza.
Tuttavia, l'ideale espresso nell'immagine biblica di cui sopra è di qualcuno che è profondamente radicato nel proprio retaggio, ed i cui rami si estendono il più lontano possibile, provvedendo frutti per tutti. Tale è la benedizione, intellettuale e spirituale, che Sua Santità il Patriarca Bartolomeo arreca sia alla propria comunità che al mondo nella sua vastità.
Nella sua posizione di Patriarca ha intrapreso un dialogo interreligioso soprattutto all'interno della Famiglia Abramitica – ma anche al di là di essa, esprimendo la consapevolezza che la Presenza Divina può essere ravvisata all'interno della diversità dell'esperienza religiosa.
Davvero la sua leadership all'interno del movimento per la salvaguardia dell'ambiente, ben prima che fosse di moda, è un riflesso della sua sincera preoccupazione per il cosmo nella sua interezza.
E' stato particolarmente importante il suo impegno per contrastare il terribile abuso della religione la sua lotta per assicurarsi che essa sia una forza di bene, il che è il suo fine.
Non ha mai cessato di dichiarare che “la guerra nel nome della religione è una guerra contro la religione”; e, come ha notato Demetrios, arcivescovo [greco-ortodosso] d'America, “il Patriarca Bartolomeo è stato in prima linea nell'organizzare conferenze internazionali ed interreligiose per contrastare i mali del fanatismo religioso e dell'intolleranza.
Sua Santità ha inoltre esposto splendidamente quali siano i fini ed il significato pratico del dialogo interreligioso come via verso l'unità del genere umano.
E' stato per me un onore aver potuto organizzare, a Gerusalemme, un pranzo in suo onore, a cui hanno anche preso parte il Rabbino Capo di Israele ed altri dignitari. Ciò è avvenuto in occasione del suo incontro con Papa Francesco in questa città, per celebrare il cinquantesimo anniversario dello storico incontro tra i loro predecessori il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora.
Vorrei fare una citazione estesa delle parole che il Patriarca ci rivolse in tale occasione. Egli dichiarò:
“Aspettiamo il momento in cui le nostre consultazioni, i dialoghi ed i passi verso l'unità diventeranno espressioni di una pace vera. Immaginate come sarà tale giorno: I figli di Abramo – numerosi come le stelle del cielo – che lavorano insieme senza timore ‘dell'altro‘.
Come possiamo raggiungere tale luogo di pace vera? Dobbiamo cominciare a fare ciò che da noi è richiesto nel breve tempo che ci è dato vivere su questa terra.
L'antico profeta Michea identifica la nostra responsabilità con il vivere come dovremmo. Nel capitolo 6, al verso 8, il profeta scrive: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio”
Sembra strano che praticare la pace con i nostri vicini non venga espressamente elencato dal profeta come requisito. Forse la pace è uno dei frutti del fare ciò che è da noi richiesto, dallo scegliere di vivere nella giustizia, nella misericordia e nell'umiltà?
Quando ci troviamo insieme e ci consultiamo a vicenda, spesso siamo spinti a fare ciò a causa dell'ingiustizia. In un mondo pieno di persone e nazioni potenti, si presume che coloro che desiderano la pace debbano diventare ancora più potenti, in modo di sconfiggere le ideologie e le seduzioni della politica del potere, del denaro e del fanatismo.
Le consultazioni possono darci la forza del riconoscimento reciproco e della solidarietà, e darci un senso di potere che sentiamo di aver bisogno per superare l'ingiustizia.
Tuttavia, non è attraverso il nostro potere – ma attraverso il riconoscimento dei nostri limiti – che può essere capita la definitiva capacità di Dio di creare una nuova realtà. Quando le consultazioni diventano dialoghi, può essere esercitata la misericordia. Dobbiamo giungere a comprendere realmente l'un l'altro attraverso il dialogo per dirigerci verso la misericordia ed il perdono. Coloro che cercano la pace devono umiliare sé stessi, mostrare misericordia verso gli altri ed agire secondo giustizia.
Forse la pace è, in definitiva, un riflesso dell'amore: un amore che può essere dimostrato attraverso l'umiltà, la misericordia ed azioni giuste.
Finora, la pace non è mai arrivata attraverso incontri, consultazioni e dialoghi, e non può essere stabilita semplicemente tollerando ‘l'altro’. La pace arriverà quando il mondo sceglierà di amare il prossimo come sé stesso. L'amore è la pietra angolare nel fondamento sul quale speriamo di costruire una vera pace.”
In tal senso, il Patriarca Bartolomeo non è un esempio che da motivazione solo al proprio gregge e per chi pratica la sua fede, ma lo è davvero anche per tutte le comunità religiose e per tutta la società – un modello ed un'ispirazione per una via verso l'unità del genere umano, per il quale ringraziamo il nostro Unico Creatore e Guida dell'Universo.
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