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20 Settembre 2016 08:30 | Monastero di Sant'Andrea

Intervento di Avraham Itzhak Radbil



Avraham Itzhak Radbil


Rabbino, Germania

Nel Talmud è scritto: „Grande è la pace, perché tutte le nostre preghiere terminano con la parola Shalom, pace“. Questa affermazione è assolutamente vera, infatti tutte le principali preghiere ebraiche, come la Amida, la preghiera principale, che recitiamo tre volte al giorno, Birkat Hamazon, la preghiera dopo il pasto, la benedizione di Aronne con i cohanim, i sacerdoti che benedicono il popolo, e con la quale ogni settimana per Shabbat benediciamo i nostri figli e anche altre preghiere terminano con la parola „Shalom“.

Il  Talmud chiede perché tutte le preghiere termino proprio con questa parola. La risposta è che Dio cercava un contenitore per contenere tutte le benedizioni. Tale contenitore è la pace. In altre parole, quando questo contenitore si rompe, tutte le altre benedizioni, come la salute, il benessere, il successo ed altre possono facilmente sfuggire via. Senza la pace le altre benedizioni non possono esistere. Per questo la benedizione per la pace è la più importante e è posta alla conclusione per rendere manifesta la sua importanza. 

La parola  Shalom in ebraico deriva dalla parola Shlemut. Shlemut vuol dire pienezza, totalità, perché solo se abbiamo la pace possiamo giungere alla perfezione.

Questi valori vengono trasmessi ai nostri figli fin da piccoli, perché li interiorizzino il prima possibile. Solo in questo modo possiamo contribuire alla pace mondiale, se insegniamo ai nostri figli fin da piccoli che la pace è il bene più prezioso e la nostra più alta priorità, perché senza la pace null’altro ha valore. Ritengo che questo sia uno dei compiti più cruciali delle religioni. 

Il Talmud riporta le parole di Hillel: Sii tra i discepoli di Aronne, ama la pace e perseguila. I commentatori spiegano così la doppia elocuzione, amare la pace è passivo. Ciò significa che non si deve fare del male a nessuno e non si deve cercare la lite: Ma l’assenza di guerra non è una condizione ideale di pace. Amare solo passivamente la pace non è sufficiente, bisogna anche perseguire attivamente la pace, sforzarsi di raggiungere la pace. Così quando c’era una lite, Aronne si faceva sempre attivo cercatore di pace e si attivava per mediare tra le due parti in conflitto. Raggiungere una condizione di pace non è sufficiente, la pace deve essere resa stabile e mantenuta con un lavoro costante e paziente. Questi propositi valgono per il singolo, per la pace interiore, per la famiglia, la comunità, per la propria comunità di fede, e infine per il mondo intero. 

La preghiera costante per la pace è il fondamento di tutto ciò. Una volta ho ascoltato una comparazione, che paragonava tutti gli uomini a lunghi bastoni. Se uno desidera comportarsi diversamente e inclina per una direzione diversa, allora i bastoni si incrociano, sbattono gli uni contro gli altri  e non c’è più uno spazio adeguato per ognuno. Ma se tutti i bastoni sono orientati verso l’alto, stanno tutti dritti, nessuno s’incrocia con un altro e c’è sufficiente posto per tutti. Lo stesso avviene con noi uomini, se ciascuno desidera una cosa diversa e persegue fini diversi, intralciamo le vie gli uni degli altri. Ma quando abbiamo un unico fine comune siamo molto più efficaci ed efficienti. Le nostre differenti religioni sono unite nella fede in Dio, così se rivolgiamo i nostri sguardi verso l’alto, verso l’onnipotente e se riconosciamo di essere tutti creature di Dio, allora riconosciamo che in questa terra c’è posto per ciascuno di noi , e che i molti e diversi esseri umani non si intralciano a vicenda, ma si completano mutuamente. 

 

#peaceispossible #setedipace
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