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20 Settembre 2016 08:30 | Auditorium Hotel Cenacolo

Intervento di Gerhard Ulrich



Gerhard Ulrich


Vescovo luterano, Presidente della VELKD, Germania

 L’identità è sempre fluida. E’ un processo: un processo di rassicurazione, non di certezza; di curiosità, non di conoscenza; di relazione, non di egoismo. Ma ogni identità ha bisogno di punti fermi a cui ancorarsi e legarsi. Per me, questo punto fermo – che è anche àncora dell’identità europea – sono le Sacre Scritture, il fondamento della nostra fede cristiana.

 
Ad esempio, la Lettera agli Efesini mostra come Gesù costruisce la sua Chiesa: 
 
“Egli è la nostra pace; colui che di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che li divideva,
cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne (Ef., 2,14)”. 
 
Cristo è la nostra pace, egli rompe le divisioni tra vicini e lontani. Egli è la pietra angolare su cui è costruita la casa in cui viviamo: 
 
“Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù” (Ef. 2, 19).
 
Gesù ha un messaggio chiaro e univoco: le divisioni devono cadere. Questo significa per noi Cristiani, che il futuro dell’Europa deve essere tale da superare l’estraneità e la separazione. L’Europa ha bisogno di accrescere la sua capacità di integrare e deve essere pronta a dialogare con i suoi cittadini e con gli stranieri.
 
L’Europa è sempre stata un progetto di promozione del rispetto delle differenti culture, delle diverse religioni e modi di pensare. Sembra che ce ne siamo dimenticati ultimamente. Per questo dovremmo nuovamente impegnarci e ricordarci chi e che cosa siamo. Permettetemi di ricordare alcuni punti fermi della nostra identità europea che sono importanti per il futuro dell’Europa.
 
I.    Riconciliazione come fondamento dell’identità europea. 
Il fondamento dell’identità europea è la riconciliazione che ha avuto luogo tra vittime e carnefici, tra nazioni nemiche dopo I crimini e gli orrori della II Guerra mondiale. L’atteggiamento conciliatorio delle persone ha consentito  la coesistenza di diverse culture europee, una diversità riconciliata, caratterizzata da consapevolezza, che riconosce le differenze e accetta la dignità di tutti come valore comune.  Dobbiamo riaffermare questi valori per il bene del futuro dell’Europa. E non dobbiamo ridurre i nostri valori spirituali o intellettuali ai valori materiali della comunione economica data da un mercato comune e da una moneta comune.
 
II.   Europa: un’entità culturale, non geografica 
L’Europa è una entità più culturale che geografica. E’ una comunità di valori. Questo è dovuto ad una pluralità di influenze: l’antico umanesimo, il moderno Illuminismo, il Cristianesimo nelle sue vari forme, l’eredità ebraica e anche l’influenza di studiosi islamici.  
Non dobbiamo difendere questi valori sostenendo il concetto ideale di un’ Europa Cristiana. L’Europa non è più un continente cristiano. Il Cristianesimo è più forte in altri continenti che non in Europa. Qui gran parte della popolazione ha voltato le spalle al Cristianesimo. Tuttavia, non c’è proprio motivo di negare l’influsso formativo, che ancora esiste, del Cristianesimo in Europa. Non si rende giustizia a questo fatto se ci si abbandona ad uno sterile lamento sulla secolarizzazione.
 
III.  Europa: lo spirito della diversità come programma
Diversità è il programma dell' Europa: l'Europa ha ereditato dai Greci lo spirito della filosofia, l'alba della scienza, l'apertura alle arti. Tra l'altro, un'eredità che ci è giunta in larga parte attraverso l'Islam medioevale. Ai Romani l'Europa deve i fondamenti del suo sistema legale ed un senso di unità politica. Gerusalemme, infine, portò all'Europa la Bibbia, la religione caratterizzante e l'immagine dominante della relazione tra Dio e l'uomo. Il Cristianesimo è emerso dal Giudaismo. La Bibbia cristiana include quella ebraica. L'Europa, i paesi europei, i popoli europei sono differenti, diversi e questo è bene. Al tempo stesso abbiamo sempre cercato ciò che ci rende una comunità.
 
IV.   Unità nella diversità: dignità umana – L'individuo e la comunità 
In tempi passati, ma anche oggi i Cristiani in Europa difendono valori che hanno segnato il continente: la percezione della natura come creazione, la gloria di Dio, la dignità dell'uomo. In questi valori fondamentali è centrale l'inviolabilità della dignità umana e i diritti umani che ne derivano. Questa è un'intuizione religiosa in risposta al messaggio biblico che l'uomo è immagine di Dio. Questo implica ai giorni nostri la fondamentale eguaglianza di tutti. Per anni l'Unione Europea si è ampliata.  Era la cosa giusta da fare. Ma noi europei abbiamo dimenticato di approfondire la sua identità comune in considerazione di questi valori che ho ricordato. L'UE deriva la propria identità dai suoi valori ebraico-cristiani, l'Unione Europea apprezza questi concetti anche in forma secolarizzata, per poter integrare atei e dubbiosi ed è aperta agli stimoli di altre religioni fondate sullo stesso insieme di valori.
 
L'Europa ha generato un'immagine del genere umano che può essere caratterizzata dall'equilibrio di individualità e socialità, libertà e responsabilità. Ciascuno di noi è un individuo, ma non è chiuso in se stesso. Anzi, ciascuno dipende dalle relazioni con gli altri ed è aperto a Dio. Abbiamo bisogno di una cultura che rispetti l'inviolabile dignità di ogni persona e trovi un equilibrio tra le necessità ed i diritti dell'individuo e l'imperativo della comunità. 
 
V.    La dignità umana richiede la protezione di chi è perseguitato
Il concetto di inviolabilità della dignità umana, a cui abbiamo impegnato l'Europa, si riflette anche nel fatto che non possiamo rassegnarci a situazioni in cui le persone sono private di ogni diritto. L'assenza del diritto è spesso provocata da circostanze politiche. Per questo i nostri sistemi giuridici proteggono i perseguitati politici e i rifugiati. Abbiamo bisogno di un diritto di asilo che corrisponda all'idea di inviolabilità della dignità umana. Insieme dobbiamo opporci ad una mentalità che discrimina le minoranze ed esclude gli stranieri. Questa è un'altra dimensione importante della nostra comunità Europea di valori condivisi.
 
Abbiamo bisogno di un processo di reciproca integrazione tra vecchi e nuovi residenti. Ci occorre un nuovo atteggiamento che ci porti a cercare e trovare negli altri quello che manca in noi.  Per fare questo dobbiamo capire cosa definisce noi e che gli altri non hanno. Le migrazioni globali trasformeranno l'Europa. E' un processo già iniziato. I cristiani possono aiutare a dar forma a questi cambiamenti. Autorizzati dalla Parola di Dio che grida nei nostri cuori: non abbiate paura! Non abbiate paura dello straniero, dei cambiamenti, delle vostre proprie paure.
 
*****
Questi sono i punti cardine di una identità europea – altri potrebbero essere menzionati. In tutto questo quello che per noi cristiani è centrale è seguire Gesù.  Egli chiamò e visitò coloro che nessun’altro voleva incontrare. Con Lui possiamo imparare: la diversità delle nostre vite e culture è la nostra ricchezza – non una debolezza che deve essere superata. Egli, che è la nostra àncora, ci dice:
 
«Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. ...... In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me» (Mt, 25: 34-40; 45). 
 

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