TIRANA – Per Romano Prodi, uno dei fautori dell’allargamento ad Est dell’Europa, l’integrazione è una sfida da cogliere per non essere spazzati via dalla globalizzazione. “Se non vogliamo fare la fine degli stati rinascimentali italiani, spazzati via dalla prima globalizzazione che fu la scoperta dell’America, dobbiamo avere una maggiore integrazione. Gli stati europei sono troppo piccoli. E le reti globali delle nuove tecnologie, da Apple ad Amazon, da Google a Ali Baba, sono tutte americane o cinesi. Non ce n’è una europea. Non siamo in grado di crearle, così come l’Italia divisa non riusciva a costruire le grandi caravelle necessarie a solcare gli oceani.”
Giunto all’incontro di Sant’Egidio “La Pace è sempre possibile” a Tirana, Prodi viene fermato da molti albanesi. Uno di loro era un ragazzino, presente a Valona quando Prodi venne in un’Albania in preda alla guerra civile. “Lei ci ha dato coraggio, ci ha dato un messaggio forte, dicendoci di non aspettare la pioggia perché le centrali elettriche potessero produrre energia ma di prendere in mano il nostro destino”. Ed il ruolo di una politica che deve essere guida dei processi di globalizzazione è ancora oggi al centro del suo intervento. “L’allargamento dell’Europa – ha detto Prodi – è l’unico caso riuscito di esportazione della democrazia. La democrazia si crea con la pace. Ma poi è arrivata l’Europa della paura, con i timori generati dalla crisi e dall’immigrazione, paralizzata da populismo e respiro corto”.
Il bivio per Prodi è quindi quello tra irrilevanza ed avere un ruolo nel mondo. “In Cina l’Europa è già considerata out. Ci siamo allargati ad est, ma chiusi a sud. Non siamo riusciti nemmeno a creare una banca del Mediterraneo o una università con sedi sulle due sponde del Mare Nostrum, con professori e studenti provenienti da nord e da sud. Davanti allo sviluppo demografico dell’Africa dobbiamo dare delle risposte tempestive, e non essere bloccati nei nostri processi decisionali, ricattati dai populismi o in attesa dei risultati delle prossime elezioni locali”
“La situazione dell’Ucraina ci dimostra quanto sia importante l’integrazione e come non si possa affrontare il mondo da soli”, ha detto ancora Romano Prodi, ed ha concluso affermando che “sui Balcani può dire solo una parola: sono parte dell’Europa. Punto”.
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