A Catania, in occasione del quarantanovesimo anniversario della Comunità di Sant’Egidio, la Basilica Cattedrale Sant’Agata. ha visto le sue panche riempirsi di un popolo ampio, bello, composito, un popolo fatto da giovani che hanno un sogno sulla città e si impegnano per cambiarla, da anziani, da senza fissa dimora, da rifugiati che accolti dalla comunità si prendono cura dei più poveri e vogliono essere sempre più considerati “nuovi europei”, da bambini che sorridevano felici, e il pensiero e la preghiera corre veloce alla Siria martoriata ancora oggi nella sua infanzia che è la profondità della sua anima.
Più di seicento le persone che hanno riempito la Cattedrale prendendo parte alla Liturgia di ringraziamento presieduta da Mons. Genchi e concelebrata da numerosi sacerdoti amici della Comunità. Erano presenti anche i rappresentanti delle istituzioni.
L’’idea di una città- comunità, dove c’è spazio per tutti, di una città che vuole prendersi cura dei più deboli, che vuole essere un modello di dialogo, accoglienza, integrazione e pace, è stata lanciata e proposta da Emiliano Abramo, responsabile siciliano di Sant’Egidio durante il discorso finale, al termine della Messa:
“Qui è rappresentata tutta la città. – Dice Abramo- Tutte le generazioni, dai più giovani, anzi dai neonati, agli anziani molto avanti negli anni, catanesi della città e delle periferie, siciliani di tanti luoghi, europeie nuovi europei, ovvero coloro che hanno sfidato il mare ed il deserto per vivere la Pace di questa terra.E poi rappresentanti di tanti paesi, culture e religioni.
Non è un caso, è una scelta. E’ la nostra vita di ogni giorno, al centro come in periferia.
Crediamo che questa città, e più in generale la nostra società, abbia bisogno del contributo di tutti per crescere bene e il contributo di ciascuno è valorizzato dall’essere insieme, dall’essere un NOI.
La proposta è quella di una società dove non esiste IL NOI ED IL LORO, ma sempre NOI, sempre INSIEME. E’ qui la forza positiva che fa nascere cose nuove, è qui il germe della società del convivere che ha coscienza che esiste solo un destino comune a tutti. Non ci si salva da soli!” |