Migliaia di fiaccole. E lunghi cartelli neri, con i nomi dei campi di concentramento. Li portano tra le mani uomini e donne di ogni generazione e provenienza: giovani, davvero tanti, i "nuovi italiani", i rom. Un popolo numeroso e pacifico si è raccolto ieri sera a Roma, per affermare il suo "no" ad ogni forma di discriminazione, razzismo e antisemitismo, facendo significativamente il percorso contrario a quello che fecero le SS il 16 ottobre 1943.
La manifestazione si è conclusa al Portico d'Ottavia, nel Largo 16 ottobre 1943. Per la prima volta, sul palco, i rappresentanti del governo italiano ad altissimo livello: il premier Mario Monti, i ministri Riccardi e Barca. La Comunità ebraica è rappresentata da Renzo Gattegna, Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma e Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità Ebraica di Roma.
"Fare memoria della Shoah vuol dire anche assumersi una responsabilità, che è innanzitutto quella di combattere ogni forma di antisemitismo, ma che è anche lavorare – nella cultura, nella società, nella politica – perché in Italia tutte le minoranze siano protette e non subiscano discriminazione" ha affermato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio. LEGGI TUTTO
Questo richiamo al dovere della memoria è risuonato in tutti gli interventi, fino alle parole del presidente del Consiglio che ha concluso il suo intervento con una significativa esortazione: "Facciamo nostre le parole di Primo Levi: chi non ricorda Auschwitz è pronto a rifarlo".
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