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13 Februar 2018

Ecco i professionisti dell’integrazione. Cento mediatori per una società plurale

Alla presenza del ministro Fedeli la consegna dei diplomi del corso dell’Università per stranieri di Reggio “Dante Alighieri”

 
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Cento studenti di 35 nazionalità, uniti da un percorso di studi che fa dell’integrazione e della convivenza pacifica di cittadini con culture diverse una prospettiva credibile e non utopistica. Una missione che l’Università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria porta avanti da sempre adesso insieme alla Comunità di Sant’Egidio attraverso un nuovo corso di studi che ha formato i primi professionisti.
Alla presenza del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, del rettore dell’Università per stranieri “Dante Alighieri”, Salvatore Berlingò e del presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, si è tenuta la cerimonia di consegna dei diplomi del corso di alta formazione per mediatori interculturali. Assieme a loro erano presenti numerosi allievi del Corso di laurea “Micse” (Mediatori per l’intercultura e la coesione sociale in Europa) che l’Università per stranieri di Reggio Calabria ha attivato con la Comunità di Sant’Egidio. L’innalzamento del livello formativo che i mediatori ottengono con il Corso Micse rappresenta un passaggio importante perché diventino una figura cardine nella società, promovendo l’integrazione degli immigrati con un lavoro di facilitazione dei rapporti tra chi proviene da altri Paesi, le Istituzioni e collettività italiane di accoglienza.
Un successo con cui l’Università reggina assurge alla ribalta internazionale. Lo ha rivendicato nel suo intervento, il rettore Berlingò, evidenziando come i Corsi di Laurea dell’Università rappresentino uno sviluppo dell’opera meritoria e preziosa dalla Comunità di Sant’Egidio con l’iniziativa dei corridoi umanitari. Un’esperienza che, a fronte delle emergenze determinate in vari Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, da eventi tragici tali da mettere a rischio intere popolazioni, si sforza di venire incontro all’esigenza di sfuggire a questi eventi, cercando, però, di incanalare i flussi migratori in un alveo di legalità. Solo così vengono messi al riparo da maltrattamenti e vergognose speculazioni dei trafficanti di esseri umani e dal rischio che in questi flussi si inseriscano terroristi e foreign fighters.
Trattandosi di una iniziativa ecumenica veicola il messaggio che le religioni (tutte le religioni) sono contrarie ad ogni atto di violenza che, mistificandole, ardisca di proporsi come compiuto in nome di Dio. Nell’illustrare questa iniziativa, Berlingò si è spinto, suscitando l’entusiasmo di tutti i presenti, al punto di affermare che «la Comunità di Sant’Egidio merita di essere proposta al Premio Nobel per la Pace, considerato anche il contributo che i suoi 70.000 iscritti in tutte le parti del mondo, nei 50 anni trascorsi dalla sua fondazione, offrono alla causa della pace con una sorta di “diplomazia dal basso” in virtù della quale hanno composto una serie di conflitti in Guatemala, Mozambico, Colombia, Trinidad-Tobago ed altri Paesi ancora.
Il rettore Berlingò ha tenuto «a sottolineare che l’iniziativa dei “corridoi umanitari” si ripercuote positivamente all’interno dei singoli Paesi se, come in Italia, trova un suo sviluppo in attività di integrazione e, più ancora, di inclusione e coesione sociale, così come avviene con i Corsi organizzati in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio dall’Università per Stranieri, che tende a dare un seguito ai “corridoi umanitari” nelle “aule umanitarie”.
Su quest’ultimo punto si è soffermata la ministra Fedeli, sottolineando come «sia utile in questo momento per l’Italia, atteso anche quanto è avvenuto e sta avvenendo a Macerata, la professione del mediatore interculturale per dare piena attuazione a quanto previsto dall’art. 3 della Costituzione, secondo cui la Repubblica, al fine di rendere realmente tutti i cittadini uguali davanti alla legge e dotati di pari dignità sociale, deve assolvere al compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». In questo senso la ministra ha espresso «il suo apprezzamento per l’attività di formazione svolta dall’Università per stranieri, con un’esperienza che non trova riscontro in tutta Europa e che con l’operato della Comunità di Sant’Egidio, può costituire un vanto per l’Italia nella prospettiva della costituzione di una nuova cittadinanza europea».


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