Solo qualche anno fa sembrava impossibile che l'incontro di preghiera per la pace che la Comunità di Sant'Egidio organizza annualmente, potesse svolgersi a Tirana.
Nell'Albania comunista dove il dittatore Enver Hoxha aveva trasformato chiese e moschee in stalle e "luoghi di culto" del regime e aveva imposto che dovessero scomparire tutti i simboli religiosi, i cristiani e i musulmani hanno subito una terribile persecuzione. Ricordo ancora il padre gesuita Antonio Luli, che Giovanni Paolo II citò tra i martiri cristiani nella celebrazione al Colosseo nel Giubileo del 2000. Lo incontrai in una parrocchia di Castellammare a metà degli anni '90. Mi parlò di lunghi periodi di prigionia in luoghi bui e sporchi, della violenza brutale e gratuita subita, dei lavori forzati e degli stenti patiti. Oggi quella storia sembra lontana.
Quel regime che sembrava destinato a durare a lungo è caduto. «Abbiamo voluto questo incontro in Albania - ha affermato Andrea Riccardi - perché questa è una terra del vivere in pace tra diversi; perché questa terra ha una storia di martirio e di ricerca della libertà. E anche perché la Comunità di Sant'Egidio è vicina da decenni all'Albania con simpatia per la sua gente, con impegno concreto, considerandola una parte integrante dell'Europa». Dal 6 all'8 settembre oltre 400 tra leader delle religioni mondiali, uomini di cultura ma anche del pensiero laico, esponenti delle istituzioni si sono riuniti nella capitale albanese per discutere e cercare nuove vie di pace.
L'incontro di Tirana che quest'anno ha per titolo "La pace è sempre possibile", si svolge nei giorni in cui nel Mediterraneo e nel cuore dell'Europa si sta consumando una tragedia epocale, con decine di migliaia di persone che fuggono da guerre e persecuzioni.
Ed è stata significativo "lo sbarco al contrario" che un folto gruppo di immigrati ed ex profughi, ormai "nuovi europei", ben integrati in Italia, ha compiuto partendo da Bari per giungere a Durazzo, per poi partecipare al meeting interreligioso.
L'appello pronunciato da papa Francesco durante l'Angelus del 6 settembre è risuonato forte e vibrante tra i partecipanti al convegno: «Ogni parrocchia, diocesi, ogni monastero, ciascun santuario d'Europa ospiti una famiglia di migranti e di profughi, a cominciare dalle due parrocchie presenti nel territorio del Vaticano», ha affermato il papa.
E per rispondere a questo appello la comunità di Sant'Egidio ha chiesto all'Europa e al Governo italiano di introdurre lo strumento della sponsorship.
Si tratta di permettere a cittadini, associazioni, parrocchie e organizzazioni della società civile di farsi garanti dell'accoglienza dei migranti, ospitando subito coloro che sono arrivati ma anche dì chiamare singoli e famiglie direttamente dalle zone a rischio per evitare i viaggi della morte nel Mediterraneo. C'è bisogno di una azione politica che fermi i conflitti e le guerre alla radice.
Un'azione di lungo respiro che sappia interpretare le domande di sviluppo e di pace dei popoli. Costruire la pace, è un lavoro difficile, lento, realista, ma è anche un sogno che suscita tanti percorsi.
E le religioni possono dare un contributo molto importante per la risoluzione dei conflitti e nello stesso tempo possono far riscoprire un senso al vivere insieme.
Nel convegno dí Tirana si è parlato della pace possibile in Libia con alcuni protagonisti delle vicende di quel Paese, di violenza e periferie, di Siria e Iraq, di Europa e migrazioni con due interventi del Cardinale Crescenzio Sepe, di una nuova alleanza tra umanità e ambiente in una tavola rotonda con il ministro Andrea Orlando, del ruolo delle religioni e della politica per immaginare percorsi di pace con il ministro Paolo Gentiloni.
Ventisei tavole rotonde di grande interesse con la partecipazione di migliaia di persone provenienti dal continente europeo. La pace è sempre possibile, e dall'Albania, modello di coabitazione tra le religioni e le culture, viene lanciato un forte messaggio alla regione balcanica percorsa da vecchie e nuove tensioni, all'Europa, che ha ritrovato la sua unità sotto le macerie dei muri e ora ne sta erigendo di nuovi, al mondo intero, che guarda con pessimismo ai tanti conflitti in corso.
«Gli Stati e le religioni non possono rassegnarsi di fronte alle guerre: solo la pace potrà fermare l'esodo dei rifugiati».
Antonio Mattone
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