La disoccupazione al Sud, nel giro di 35 anni è raddoppiata. Questo dato diffuso dall’Istat alla vigilia della festa del lavoro, ci mostra tutta la drammaticità della situazione occupazionale nel Meridione.
Nella Campania dei record negativi il lavoro appare come un miraggio. La festa del 1 primo maggio sembra un anacronismo, non si capisce cosa ci sia da festeggiare. Quasi tutti gli indicatori economici vedono la nostra Regione all’ultimo posto. Nel 2012 in Campania ci sono stati 141.000 licenziamenti, mentre sui 29mila lavoratori in cassa integrazione pesa l’incertezza della mancanza di risorse per continuare a finanziare questo istituto. Il tasso di disoccupazione ha superato il 19%, il che significa che un lavoratore su 5 è disoccupato. Se pensiamo che attualmente sono aperte 650 vertenze che interessano oltre 50mila lavoratori, immaginiamo come il futuro sia ancora più incerto e difficile. Dal 2008 la Campania ha perso quasi 15 punti di Pil divenendo così la Regione più povera d’Italia. Una situazione che sta diventando insostenibile per tanti. Lo Svimez stima che nel Mezzogiorno, il 35% delle famiglie è a rischio povertà.
Le prospettive per i giovani non sono migliori: 200mila precari tra i 20 e i 30 anni rischiano di non vedere rinnovato il proprio contratto, mentre sono 600mila quelli che non studiano o non lavorano. Il tasso di disoccupazione giovanile si è attestato al 44,4%, altro primato negativo della nostra Regione. In questo contesto è ripreso il fenomeno dell’ emigrazione giovanile scolarizzata, che priva il Sud delle sue energie migliori.
Lo scenario che emerge favorisce la diffusione di larghe sacche di illegalità. Sia per una consistente quota di lavoro irregolare: il tasso di occupazione fuorilegge in Campania è stimata intorno al 15,7 %, una vera e propria economia parallela; ma anche per la grande liquidità finanziaria delle organizzazioni criminali che possono rilevare aziende in crisi e riciclare il denaro che proviene da traffici illeciti. Il boom delle imprese nate ultimamente in Campania che non hanno mai aperto, sembra essere una conferma che dietro queste operazioni ci sia la mano della camorra.
Le uniche buone notizie vengono dal settore delle esportazioni, dove le aziende campane hanno fatto registrare una significativo aumento del fatturato, anche se meno consistente rispetto a quanto registrato nel resto del Mezzogiorno.
L’economia campana per essere rivitalizzata ha bisogno di misure di crescita e di investimenti qualitativi, che facciano ripartire il sistema produttivo. Se la gente si impoverisce come fa a crescere la domanda, come si mette in moto l’economia? Sicuramente i rimborsi alle aziende saranno una boccata d’ossigeno, ma questo non basta. Il Sud deve essere messo al centro dell’agenda nazionale del nuovo governo. Occorre un piano organico di interventi che creino infrastrutture e sviluppo nella convinzione che se non riparte il Sud a farne le spese è l'economia dell'intero Paese.
La mancanza di lavoro è una emergenza che per tante persone si sta trasformando in un autentico dramma. Lo ha denunciato il cardinale Sepe, qualche giorno fa, ricordando che “c'è troppa gente che vive nella miseria e che muore a causa di una povertà imposta”. Un appello a chi ha responsabilità politiche e di governo per cercare soluzioni rapide e immediate di fronte al numero impressionante di persone che sempre più si rivolge alla Caritas e alle parrocchie perché non riesce più a tirare avanti.
Questo primo maggio chiama tutti alla responsabilità, rappresenti una svolta, una festa di speranza. Bisogna fare presto, ha esortato l’arcivescovo di Napoli, altrimenti il lavoro rischia davvero di sparire dall’orizzonte di tante persone. Si mettano in campo nuove idee, misure concrete e rinnovate sinergie. E – soprattutto - si facciano esclusivamente gli interessi dei lavoratori, in modo che le aspettative di tanti in cerca di un domani migliore non restino deluse.