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27 Aprile 2016

Testimonianza: l'afghano racconta come si consuma il viaggio disperato in cerca di una vita migliore

Youssefi: storia di un clandestino diventato educatore e volontario

 
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Ha una sensibilità forgiata al ferro rovente della sua esperienza di clandestino e poi richiedente asilo in Europa, Dawood Youssefi. Questo 31enne afghano può raccontarla oggi ma ha davvero rischiato la vita più volte. Adesso, Youssefi è un simbolo di pace ed integrazione, è educatore professionale, lavora con i minori non accompagnati a Roma, ove risiede. La sua storia ce la consegna la comunità di Sant'Egidio, che ieri ha promosso l'incontro sul «Coraggio della Speranza» cui hanno preso parte anche l'assessore al welfare Francesca Bottalico e il presidente della comunità di Sant'Egidio di Bari Francesco Mongelli.
Youssefi collabora alla realizzazione dei corridoi umanitari, è mediatore interculturale e fotografo. L'aula magna «Aldo Cossu» stracolma di studenti, ieri mattina, lo accoglie; oltre agli universitari anche alcune classi dei licei Scacchi, Socrate, Flacco, Bianchi Dottula, Salvemini. Toccante la sua storia: parte da Daykondi, sua città d'origine; nascosto a bordo di auto e camion attraversa l'Afghanistan. Fugge dalla guerra, all'epoca ha 17 anni. Fuggono in 5, lui ed atri 4 compagni della stessa scuola. Raggiungono Kabul, percorrendo a piedi lunghissimi tratti, e raggiungono, Zara, la prima città iraniana, dopo un mese di cammino. Poi vanno a Teheran per poi dirigersi verso la Turchia.
Per 3 mesi restano bloccati sulle montagne al confine turco-iraniano. Mancano cibo ed acqua: per 3 mesi si nutrono delle foglie degli alberi. Raggiungono la prima città in territorio turco, Makku e lì restano nascosti altri 15 giorni prima che un camion li conduca ad Istanbul. Su un gommone partono alla volta di Smirne. «Per la prima volta si presentò ai nostri occhi lo spettacolo di un enorme mare perché in Afghanistan il mare non c'è».
Partono a mezzanotte; in genere servono 3 ore per raggiungere le coste dell'isola di Leros in Grecia ma ne serviranno 50 perché il mare è molto mosso. Durante la traversata, uno dei 5 ragazzi muore cadendo in acqua. Lanciano un sos alla guardia costiera greca. Li salvano e li conducono a Leros. Il governo greco li respinge con un foglio di via. Youssefi riesce a fuggire ad Atene dove vive per 5 mesi. Dal porto di Patrasso si imbarca e si nasconde sotto la pancia di un camion per passare inosservato ai controlli e raggiungere l'Italia. Dopo 35 ore di viaggio sbarca a Bari. Con una grossa pietra batte forte sotto il camion, l'autista si ferma e scopre il clandestino, dopo lo sbarco. In treno raggiunge Roma e dopo un certo tempo chiede asilo politico. Conosce la comunità di Sant'Egidio e inizia a frequentare corsi di lingua italiana.


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