Sono trascorsi 35 anni dall'assassinio di Oscar Arnulfo Romero, l'arcivescovo di San Salvador ucciso sull'altare dagli squadroni della morte il 24 marzo 1980. Un anniversario particolare quello di quest'anno, perché il prossimo 23 maggio monsignor Romero verrà proclamato beato, riconosciuto martire ucciso «in odio alla fede».
Secondo monsignor Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia e postulatore della causa di beatificazione, «non è senza significato che la beatificazione di monsignor Romero avvenga proprio mentre sulla cattedra di Pietro vi è, per la prima volta nella sua storia, un Papa latinoamericano che vuole una Chiesa "povera per i poveri"».
Il mondo è molto cambiato da quel 1980. Il Salvador non è più percorso dalla guerra, ma una violenza diffusa - quella delle marras, bande giovanili armate - continua a mietere vittime. Da questo paese periferico, visto dal nostro orizzonte, oggi si staglia la figura di un uomo mite, pastore, ucciso perchè aveva a cuore la pace e i poveri del suo popolo che troppo vedeva soffrire per la violenza.
In questi anni si sono alternate letture ideologiche che hanno distorto la comprensione vera di questa bella e complessa figura. Il lungo processo che ha portato alla sua beatificazione ci restituisce monsignor Romero per come è: un testimone della Chiesa del Concilio Vaticano II, che ha preso sul serio il Vangelo e non è scappato di fronte alle minacce e alla persecuzione.
Lo storico Roberto Morozzo della Rocca, autore della più completa biografia scritta su Romero, si è soffermato sul senso del martirio in Romero. Un tema al centro della sua vita spirituale, sul quale l'arcivescovo aveva molto riflettuto, a partire dalla morte di molti preti e catechisti della sua Chiesa. Scriveva Romero: «Dare la vita non significa solo essere uccisi. Dare la vita, avere spirito di martirio, è dare la vita nel dovere, nel silenzio della vita quotidiana, come la dà una madre che, senza timore, fa crescere con affetto suo figlio».
Potremmo essere tentati di pensare che la storia di monsignor Romero appartenga al passato. Le sue parole risuonano forti. Anzi forse oggi le comprendiamo meglio. Mai come prima tanti cristiani soffrono e vengono uccisi solo per il fatto di essere cristiani: in Siria, Iraq, Nigeria, Pakistan e in altri contesti di persecuzione. Eppure quanta indifferenza di fronte a questo che è un vero dramma del nostro tempo. Papa Francesco ha affermato: «Oggi ci sono più testimoni, più martiri nella Chiesa che nei primi secoli... pensiamo ai nostri fratelli che vivono perseguitati, che soffrono e che con il loro sangue fanno crescere il seme di tante Chiese piccole che nascono».
In quest'anniversario della morte di Romero, illuminato dalla sua prossima beatificazione, vogliamo custodire la testimonianza di quest'uomo mite, cristiano semplice e autentico. Con lui vorremmo anche ricordare la testimonianza spesso silenziosa e a noi non conosciuta di tanti altri che, martiri, continuano a dare la vita per il Vangelo.
La Comunità di Sant'Egidio li ricorderà tutti oggi, 25 marzo, a Padova nella Chiesa dell'Immacolata alle 18.30 una di preghiera in memoria dei martiri del vangelo presieduta da padre Enzo Poiana, rettore della Basilica del Santo.
Monica Mazzucato
|