Ci sono dei no che fanno paura. Il no pronunciato con voce tremante, ma convinta da un giovane cristiano: no alla corruzione, no all'ingiustizia, no a chi afferma che l'unico Vangelo che sia possibile seguire sia quello che dice "salva te stesso".
Venerdì scorso a Palazzo Ducale e il giorno seguente al museo Navale di Pegli centinaia di persone hanno partecipato alla presentazione del libro "Il prezzo di due mani pulite", che racconta la storia dì Floribert Bwana Chui, giovane congolese della Comunità di Sant'Egidio che, nel 2007, è stato ucciso perché nel suo paese ha detto no alla corruzione.
Oltre all'autore Francesco De Palma, hanno partecipato l'ex magistrato Michele Marchesiello, padre Alexis Bassoma della Sma e don Andrea Robotti parroco della parrocchia SS. Andrea e Ambrogio in Cornigliano in due incontri moderati da due dei giornalisti televisivi più noti a Genova, Giovanna Rosi e Luca Russo.
Floribert aveva 27 anni. Era un giovane allegro, pieno di amici. A differenza di molti coetanei africani aveva potuto studiare e si era impegnato nella vita sociale e politica del suo paese. Ben presto, però, iniziò a sentirsi stretto nei giochi di potere dei partiti e nella curvatura egoistica che assumeva per tanti il principio non scritto dell'arte di arrangiarsi. Per questo abbandonò la politica attiva, ma, in questa fase della vita, incontrò Sant'Egidio: il Vangelo divenne ancora più eloquente grazie all'incontro con i più poveri e in particolare con i bambini per strada, che la società congolese disprezza ed emargina.
Iniziò a lavorare nelle dogane e dopo soli due mesi gli arrivò una proposta: lasciar passare un carico di cibo avariato in cambio di migliaia di dollari. Scoprì così di essersi trovato in mezzo ad un meccanismo rodato da anni e iniziò a riflettere sulle conseguenze del suo gesto: quanta gente avrebbe perso la vita se si fosse lasciato sedurre o spaventare dalla dittatura del denaro e avesse lasciato passare quel carico?
Un "orto degli ulivi" fatto di telefonate angosciose alla sua amica suora e medico. Poi la decisione: Floribert disse di no. Dopo poco tempo fu catturato, poi torturato, infine ucciso. Oggi la chiesa congolese sta iniziando il processo per riconoscere il martirio di questo giovane cattolico, ma il libro di De Palma ne ricostruisce la vicenda in modo complesso e realistico: non vuole farne un'agiografia, ma una biografia fedele che ne mette in mostra luci ed ombre, grandezza interiore e limiti e paure umanissimi.
«A volte i no sono contagiosi - spiega Marchesiello - ed è per questo che possono spaventare così tanto chi ha in mano le armi. Floribert è stato ucciso perché si è opposto ad un meccanismo di corruzione consolidato e il suo anticonformismo vibra della forza debole dell'esempio».
Quella di questo ragazzo sereno e coraggioso, alla fine, non è solo una storia di passione civile, ma una grande testimonianza di fede: «si è identificato - spiega padre Bassoma - con la proposta controcorrente di Gesù e ha lottato a mani nude, con l'unica arma della carità. Per questo oggi lo ricordiamo: non perché fosse un uomo speciale, ma perché ha scelto di fare della sua vita uno scudo per difendere altre vite».
Non è difficile trovare delle similitudini tra le pressioni che condizionano la vita di un giovane congolese con aspetti della vita italiana: «in particolare - spiega D'Angelo, che ha indagato molto per approfondire la vita e la morte di Floribert - è ricorrente in Congo questa domanda: "non crederai di essere tu a poter cambiare il tuo paese?". Ecco: questa domanda è vera a tutte le latitudini. Per questo la storia di questo giovane cristiano ci aiuta tutti a capire che, come diceva un antico sapiente ebreo "quando mancano gli uomini, tu, sforzati di essere uomo"».
Sergio Casali
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