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10 Februari om 17.30 uur in de Basiliek Sint-Jan van Lateranen

Over enkele dagen de derde missie van Sant'Egidio voor de Rohingya vluchtelingen

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Op de eerste dag van het nieuwe jaar zijn er manifestaties op alle continenten om de boodschap van paus Franciscus te ondersteunen

 
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20 September 2016 08:30 | Auditorium Grand Hotel Congressi

Intervento di Ioan



Ioan


Orthodox Archbishop, Romanian Patriarchate

Oltre la libertà

Dio ha creato l’uomo libero, ma anche responsabile. La libertà è stato uno dei doni ricevuti dall’uomo, forse quello che è riuscito a gestire con più difficoltà. Questo dono conduce l’uomo alla somiglianza con il suo Creatore, ma utilizzandolo senza intelligenza, lo pone in un’altra prospettiva cioè contro il suo amore.  

La libertà che non è nutrita dall’amore ha creato un altro mondo, il mondo del dolore. In seguito alla caduta nel peccato, l’uomo è fuggito dall’amore e si è situato in un mondo che non è circondato dall’amore, ma dalle grate. Questo mondo non è stato creato da Dio ma dall’uomo.   

O che mondo ha saputo creare l’uomo! Il mondo del pianto!

Ecco abbiamo davanti due mondi: il mondo dell’amore creato da Dio e il mondo del pianto creato dall’uomo. Attraverso il mondo del pianto è passato anche il Figlio di Dio. E’ voluto entrare in questo mondo prima di tornare al Padre Celeste, per dirgli come è il mondo creato dall’uomo.   

Che cosa ha trovato Cristo in questo mondo del pianto possiamo saperlo anche noi poiché esso esiste anche oggi. In esso sono state scritte le più drammatiche pagine della storia e, forse, la più profonda caduta morale dell’uomo. Qui c’è la cecità delle menti e il deserto dell’amore. Ci sono momenti in cui ti chiedi come vivono gli uomini e se coloro che li governano sono anch’essi uomini.

In nome di chi è stato creato questo mondo?In nome dell’odio, in nome del peccato?Qui l’uomo è stato condannato a vivere senza essere amato, gli è stato tolto prima di tutto il diritto di essere amato.

Questo mondo del pianto si è voluto che fosse l’ultimo mondo. Nonostante  Dio ci abbia lasciato alle cure dell’uomo, è lui Colui il quale ha cura di tutti ora e nell’eternità. In questa isola del pianto il tempo scorre con più difficoltà, ma sempre, nella prospettiva dell’eternità, neanche un attimo è perduto. 

Guardando il tesoro della storia, vediamo stravolgimenti sorprendenti delle situazioni. Il buio delle menti dominava la luce dell’umiltà umana. La libertà di fuori era in catene, ma quella dietro le sbarre era libera. Quei tre giovani ebrei, nella fornace di Nabucodonosor, erano liberi, perché era con loro l’Angelo di Dio, ma quelli che li sorvegliavano avevano le menti prigioniere delle catene.

Giovanni il Battista,  che era stato messo in prigione da Erode, era libero, ma Erode pur essendo libero aveva la mente chiusa nel carcere del peccato. Cristo – l’Amore era nella prigione ma l’odio era libero nella città di Gerusalemme. Dopo duemila anni arriviamo ai forni crematori di  Auschwitz e  Birkenau e ci chiediamo: in realtà chi era in carcere e chi era libero?!

In Romania nel periodo comunista, c’è stato un rovesciamento della scala di valori. Così, gli uomini liberi in Cristo erano in prigione, ma molti di quelli che erano liberi avevano le menti prigioniere. E allora sorge  legittima una domanda: quale prigione è più dura quella del corpo o quella della mente?

Nel mondo esistono ancora molte prigioni nelle quali sono condannati a vivere anni difficili i fratelli di Cristo. Potremmo dire che lo stesso Cristo è accanto a questi suoi fratelli nella sofferenza.

Quale mondo è davvero più libero o più giusto oggi: quello dietro le sbarre o quello che si dice libero?! Sono state represse le coscienze, le fedi ma non le opere. In questo mondo del pianto molti nostri fratelli si sono incontrati con Cristo e non si sono mai più separati da Lui. E’ sorprendente che non ti incontri con Cristo solo in libertà, ma ti incontri con Lui anche in un’altro mondo, quello del pianto.

Cristo non è sceso solo all’inferno, ma è sceso e scende anche oggi nelle prigioni. La pecora perduta è cercata dal suo Pastore fino nei luoghi più profondi e tenebrosi.

Nelle prigioni, nel corso della storia, non sono stati solo i martiri, ma anche fratelli nostri che hanno trasgredito le leggi civili dello stato e quelli che hanno compiuto azioni gravi, alcune proprio incompatibili con la dignità umana.

Il prezzo del peccato è la morte, ma la morte è stata vinta da Cristo. Alla fine di questa battaglia rimane solo la vita. Che tipo di vita e come la difendiamo?! Quelli dietro le sbarre sono condannati alla morte o alla vita?! Anche per loro Cristo ha offerto la sua vita ed è morto. Anche a loro è stato dato il dono della vita eterna. Che cosa possiamo fare noi per loro? Perché la loro eternità non sia un’eternità di pianto, ma un’eternità accanto a Cristo e ai Suoi Santi?

Nel mio Paese, negli ultimi tempi, Cristo ha ottenuto il permesso di entrare dai suoi fratelli in carcere. Questa è stata una delle benedizioni della libertà. Il Vangelo non è più vietato oggi in prigione e così la luce di Cristo è giunta in ogni cella. Ma la prigione  rimarrà ancora per molto tempo il mondo del pianto, specialmente dal punto di vista delle coscienze. A causa di una eredità del passato di questo mondo, oggi l’uomo ancora soffre, ma lui in quei luoghi, deve essere rieducato e aiutato a tornare a casa, alla propria famiglia, alla casa del Padre Celeste. Non è la sofferenza che aiuta gli uomini a tornare dalle strade perdute, ma l’amore.

O Signore, fa che una parte del tuo amore abbracci anche quelli che sono nelle catene del pianto e rompa le catene dell’odio nelle coscienze di coloro che ancora credono che le ferite del peccato si possono guarire con l’odio e la sofferenza!

Quest’anno ho avuto un incontro con il direttore del penitenziario della diocesi nella quale io sono pastore e l’ho pregato di darmi una lista con le situazioni più gravi delle famiglie di alcuni detenuti. Volevo cercare quelle famiglie per portargli, nell’occasione delle feste pasquali, vestiti e generi alimentari. Ho trovato tre famiglie: una moglie con quattro figli, un’altra con otto e un’altra con sei figli. Gli ho portato le cose necessarie e ho saputo che una di queste famiglie non ha la casa e l’altra mamma con i suoi quattro bambini vivono in luoghi provvisori. 

Allora ho deciso di costruire una casa sia a quella famiglia come anche alle altre due che avevano delle abitazioni molto degradate. L’impatto su quei tre detenuti è stato molto grande e ora trascorrono il loro tempo nel carcere più sereni con il desiderio di tornare al più presto possibile nelle loro famiglie e incoraggiano anche gli altri detenuti dicendo che sorgerà un raggio di luce anche nella loro vita.

Il nostro mondo libero, molte volte, è caduto dalla libertà nell’odio e nel desiderio di dominare. E’ stata abolita in molti paesi la pena di morte e questo ha rappresentato un grande guadagno per la dignità umana, perché Dio non prende mai la vita che ha dato in dono all’uomo. Dio non riprende mai indietro il dono offerto. Dipende solo da noi dove e in quale mondo collochiamo questo prezioso dono della vita.      

Cristo ci dice che i suoi fratelli vivono anche oggi nelle prigioni e ci sollecita a cercarli perché Egli stesso ci ricompenserà.

O Signore, non dimenticarti di noi e neanche dei nostri fratelli che vivono un tempo nel paese del pianto!
O Signore poni dietro le sbarre l’odio e spezza le catene dell’amore  perché possa raggiungere il mondo del pianto! 

 

#peaceispossible #thirstforpeace
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