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28 Març 2012

Giovani: Gli studenti delle medie pensano la "loro" città

Coinvolti 300 ragazzi di 25 istituti nell'iniziativa "Siamo tutti romani", promossa dalla Comunità di Sant'Egidio. Premiati video, elaborati e poesie contro violenza e razzismo. Al 1° posto la scuola Piva

 
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Hanno poco più di 12 anni, e una grande voglia di dire “no” alla violenza, al razzismo e all’esclusione sociale dei deboli. E lo fanno attraverso disegni, video, poesie, temi e racconti. Sono gli oltre 300 studenti di circa 25 scuole medie capitoline che ieri pomeriggio, lunedì 26 marzo, nell’aula magna dell’istituto Galileo Galilei di via Conte Verde hanno partecipato all’iniziativa «Siamo tutti romani. Sogniamo la città insieme» promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dal suo movimento “Giovani per la pace”. Per la prima volta orientata ai ragazzi delle medie «la manifestazione “Siamo tutti romani” è nata un anno e mezzo fa - spiegano Sebastian Pomplun, 26 anni, e Ilaria Di Claudio, 33 anni, della Comunità di Sant’Egidio - ed era indirizzata ai ragazzi delle superiori e dell’università cui si proponeva di riflettere sulla violenza e il razzismo presenti nella nostra città, con uno sguardo anche all’Italia e all’Europa». Ma poco più di un mese fa «abbiamo cominciato ad andare in giro per le scuole medie per fare degli incontri e assegnare delle tracce su cui poi i ragazzi avrebbero dovuto sviluppare degli elaborati di qualunque natura: video, temi, poesie e cartelloni, in cui parlare della violenza, del razzismo e degli anziani». Il risultato? «Non soltanto un grande entusiasmo ma anche dei testi molto profondi», commentano i due volontari. E mentre la band dei “Giovani per la pace”, i “Sounds for peace”, suona le sue canzoni di pace, su uno schermo scorrono i lavori prodotti dai ragazzi sia singolarmente che in gruppo.

Un grande silenzio scende in sala quando viene letta la lettera di Anna, un’anziana la cui storia racchiude le tante storie di solitudine e di abbandono delle persone della città avanti negli anni. Alla lettera ha risposto, tra gli altri, anche Caterina, 13 anni, della scuola Bachelet, scrivendo che «ho capito tutte le tue difficoltà e vorrei renderti felice». Iacopo, 13 anni, della scuola Cesare Piva, invece, proprio a partire dalle parole di Anna, da poco meno di un anno ha scelto di cominciare insieme ai “Giovani per la pace” «un’amicizia con gli anziani che vado a trovare negli istituti e con cui mi piace confidarmi». Anche Florin, 16 anni, rom rumeno, dell’istituto Don Bosco va a trovare gli anziani: «Per loro facciamo delle scenette e dei giochi per farli divertire». In tanti tra questi ragazzi sognano un mondo diverso. Come Matteo, 12 anni, anche lui, insieme a Florin, un “Giovane per la pace”: «Un mondo dove la gente sia accogliente e sappia che gli stranieri non impoveriscono il Paese, ma lo arricchiscono». E tutti loro sperano che «non ci sia più indifferenza ma che ognuno possa contribuire a cambiare le cose». Però proprio come suggerisce Caterina: «Cambiando innanzitutto se stessi».

Il pomeriggio si è concluso con la premiazione del lavoro più significativo. A classificarsi al primo posto è stata la scuola Cesare Piva che ha presentato un cortometraggio sul bullismo, due video interviste sulla violenza e dei cartelloni sul razzismo. Ma sono state date anche delle menzioni speciali ad alcune scuole per via, come decretato dalla giuria, «del desiderio che emerge dagli elaborati di impegnarsi a costruire un mondo di pace, senza violenza e pregiudizi, e che non escluda gli anziani». La manifestazione in definitiva è il tentativo di «fare diventare cultura l’amicizia con chi è diverso e con i poveri», affermano Sebastian e Ilaria, a conclusione dell’evento. E tutto questo può avvenire «partendo proprio dai più giovani».


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