«Quel 16 ottobre non sapevano cosa sarebbe stato della loro vita, noi adesso lo sappiamo. Percorreremo a ritroso l'itinerario di quell'indecente rapina di vita, come per restituire quello che il male ha tolto, come per riaccompagnarli nelle loro case.Andiamo incontro a loro che provenivano al contrario per guardarli negli occhi». Sono le parole con cui monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma, ha dato avvio alla marcia silenziosa organizzata della comunità di Sant'Egidio, nel 70° anniversario della deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma.Trasmessa in diretta da Radio3, la marcia è partita da piana Santa Maria in Trastevere ripercorrendo fino al ghetto, la strada fatta dalle persone rastrellate nel I 943. «E dal 1994 che la comunità di Sant'Egidio e la comunità ebraica di Roma si uniscono per camminare insieme - ha aggiunto Zuppi -.
Una fedeltà che esprime la scelta di non perdere la memoria, e anche di spendere la memoria perché l'orrore che quella generazione ha vissuto sia percepito da chi viene dopo. E un appello alle nuove generazioni a non appiattire la propria esistenza, a non farsi trascinare dalle ideologie, a non giustificare mai il male che incontriamo».Alla marcia, assieme al Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, al presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, ai presidenti del Senato, Pietro Grasso, e della Camera Laura Boldrini, era presente tra gli altri anche Enzo Camerino, uno dei sedici sopravvissuti al rastrellamento del ghetto di Roma, che ieri mattina aveva partecipato alla messa celebrata da Papa Francesco nella residenza di Santa Marta.