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18 Septembre 2014

La denuncia di Vian Dakheel

"Gli yazidi traditi e uccisi dai vicini di casa"

 
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Arriva zoppicando, sostenendosi alle stampelle. L`elicottero militare su cui viaggiava, lo scorso 12 agosto, per portare aiuti alla comunità yazida si è schiantato a terra causando la morte del pilota e la sua frattura alla gamba. «Ma non ho voluto rinunciare a venire ad Anversa a portare la voce del mio popolo», dice la deputata irachena Vian Dakheel nella hall dell'albergo che la ospita. «Non sono sposata e non ho figli, ma i miei figli sono il mio popolo. Per loro sono venuta in Europa a gridare il dramma che ci ha colpiti». Trattenendo le lacrime, che ha versato copiose, invece, nella cerimonia di apertura dell`incontro di Sant`Egidio, Dakheel racconta «i crimini commessi contro la nostra comunità che è sempre stata pacifica. Le donne rapite e vendute come schiave, i bambini morti di fame e sete, gli uomini uccisi. Grazie all`ospitalità dei curdi abbiamo avuto acqua e cibo, ma sono oltre tremila le vittime accertate e cinquemila i rapiti di cui non si sa più nulla». Una responsabilità, dice la deputata, «che pesa sulle spalle di quanti, in quei giorni di agosto, non hanno ascoltato il nostro grido e non ci hanno aiutati nel momento della difficoltà. Che almeno ora la comunità internazionale intervenga per proteggerci e consentirci di tornare a casa». Anche se Vian Dakheel sa che «le ferite non guariranno facilmente. Con i nostri vicini vivevamo come amici, anzi, come fratelli e, senza alcun preavviso, quelle stesse persone hanno cominciato a ucciderci e a perseguitarci. È stata una sorpresa, una tragica sorpresa. E se mi chiedete perché è successo non so darvi una risposta».


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