Latakia, Nord Ovest della Siria. Una terra dilaniata dalla guerra, da faide di potere e politiche. A fine 2016 Jehad Farwe, 52 anni, la moglie Joumana, 47, e il figlio George, 17, lasciano il Paese, la casa, il lavoro, la scuola. Rimangono cinque mesi in un campo profughi in Libano. A salvare queste persone assieme a un altro migliaio, tra anziani e ammalati, è stato il progetto internazionale "Corridoi umanitari" adottato dalla Comunità di Sant'Egidio, Tavola Valdese e Federazione delle Chiese Evangeliche italiane. Così tutta la famiglia di religione cristiana maronita è arrivata a Trieste, dove vive da aprile.
Ieri si è aggiunto un altro tassello: l'Università del capoluogo giuliano ha stretto una convenzione con la Comunità per poter dare ai profughi siriani un appartamento di 73 metri quadrati in via Crispi, di proprietà di UniTs, ricevuto in dono qualche anno fa. «È un piccolo immobile, che per noi non era utilizzabile - ha spiegato il rettore Maurizio Fermeglia -, perché bisognava rifare impianti e un minimo di ristrutturazione». Verrà stipulato quindi un contratto di locazione con la Comunità di Sant'Egidio, che con fondi privati dei parrocchiani della chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù e azioni di volontariato si occuperà di pagare il canone di circa 350 euro, secondo i patti territoriali sugli alloggi a fini sociali, e provvederà al pagamento della ristrutturazione per circa 3mila euro.
Di riparazioni e pittura si occuperà gratuitamente Jehad, il padre, che in Siria era impiegato nel settore import-export. «Mi adatto, voglio rendermi utile», ha commentato ieri in ateneo all'ufficializzazione dell'accordo. Per il rifacimento degli impianti elettrici invece è stata ingaggiata l'impresa "Benussi&Tomasetti". Il costo della riqualificazione verrà scalato da quello dell'affitto che, come sottolineato dal rettore e dal direttore generale Maria Pia Turinetti di Priero, «l'ateneo incasserà e poi erogherà per borse di studio a studenti meritevoli, secondo le volontà di colui che ha fatto il lascito».
«Questa famiglia pian piano diventerà autonoma e seguirà un percorso d'integrazione. Il loro figlio è già iscritto in una scuola e stanno imparando l'italiano», ha aggiunto Paolo Parisini, presidente della Comunità di Sant'Egidio Fvg. Annuisce Jehad: «Mi manca tutto della mia città, ma qui ho la pace, la tranquillità e mai avrei immaginato di incontrare persone così gentili».
Benedetta Moro
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