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11 Setembro 2012

Durante l`Angelus a Caste! Gandolfo il Pontefice parla del suo prossimo viaggio in Libano

Alla ricerca di uno spazio di pace

E in un messaggio ai capi religiosi riuniti a Sarajevo fa appello al dialogo tra credenti e non credenti come antidoto alla guerra

 
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Una domenica nel segno della pace. È il senso che ha avuto la giornata di ieri, settembre, nelle pali ile e nelle intenzioni del Papa. Un`anticipazione, in un certo senso, di quello che sarà l`ormai prossimo viaggio internazionale che Benedetto XVI compirà, a partire da venerdì prossimo , 14 settembre, in Libano, ma simbolicamente aperto a tutta la regione mediorientale.

E proprio di quella terra il Papa ha parlato ai fedeli  riuniti a Castel Gandolfo per il consueto appuntamento della recita dell’Angelus. Ha ricordato il dramma delle sofferenze causate allle popolazioni da anni da guerre e ha manifestato la sua intenzione di recarsi tra loro per aiutarle a non rassegnarsi alla violenza e all’espandersi delle tensioni, ma a cercare le vie del dialogo e della coesistenza per creare un futuro di pace. Appello non a caso ripetuto nel messaggio , a firma del segretario di Stato Tarciso Bertone, inviato ai partecipanti all’incontro Internazionale per la pace organizzato dalla Comunità di Sant`Egidio.

Un collegamento opportuno tra due realtà, il Libano e la Bosnia ed Erzegovina, entrambi Paesi multietnici e multiculturali per definizione, che hanno conosciuto il dramma della violenza della guerra e che ora, in modi forse diversi, stanno mostrando, o comunque intendono testimoniare al mondo, che è possibile trovare la strada della convivenza pacifica nel dialogo e nella ricerca della verità. «Vivere è il futuro» si legge nel messaggio. Un auspicio al quale fa eco l’effatà («apriti») del Vangelo domenicale risuonato, a Castel Gandolfo durante l`Angelus, come un invito a uscire dall`isolamento e a mettersi in relazione con Dio e con tutti gli uomini. Il Papa è convinto che il dialogo sia l`unica strada per raggiungere la pace e la riconciliazione nella martoriata regione mediorientale. Un dialogo affidato alla responsabilità «di tutte le parti implicate» che coinvolga «la comunità internazionale, sempre più cosciente dell`importanza per il mondo intero di una pace stabile e durevole in tutta la regione».


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