«Ne ho seguiti tanti di arcivescovi, ma un'accoglienza così, come numero di persone e come entusiasmo, non l'ho mai vista». L'arrivo del nuovo arcivescovo Matteo Maria Zuppi è un terremoto anche per la Curia bolognese.
Paolo Castaldini, responsabile dei servizi tecnici di via Altabella dal i957, è stato il braccio destro di tanti porporati, dal cardinal Lercaro fino a Caffarra. In questi giorni è diventato l'ombra del nuovo arcivescovo. «Ognuno ha il proprio carattere, c'è chi è più abituato a incontrare le persone per strada, chi è più reticente - racconta Castaldini -. Ma non è mai successo che un cardinale o un arcivescovo celebrasse messa alle 7 e 30 per poi andare da solo in edicola a comprare i giornali, e dopo al bar».
E voi siete pronti a gestire i nuovi ritmi di Zuppi?
«È quasi ingestibile. Dove è possibile noi proviamo a farlo, ma ci vorrebbero duemila persone o una scorta, ma lui non ci pensa nemmeno».
Vi ha spiazzati?
«Spiazzati no, siamo rimasti attoniti da come si è presentato, per noi è stata una novità piacevole. È un'abitudine che non avevamo».
La Curia bolognese e le parrocchie avevano bisogno di questo?
«Forse sì, e non solo le parrocchie. Anche la città, compresa l'amministrazione comunale».
Come vi spiegate tutta questa partecipazione di fedeli?
«La preparazione al suo arrivo raccontata dai giornali ha aiutato, ricorda quella riservata a papa Francesco. E chissà, magari anche noi a livello comunicativo siamo stati bravi. L'altro giorno durante la messa la cattedrale era piena, non è mai stata così».
Si dice sia un prete di strada. Concorda con questa definizione?
«È un'etichetta che lascia il tempo che trova. Un po' come per Giovanni XXIII chiamato il Papa buono. E gli altri cos'erano, dei delinquenti?»
Tra gli arcivescovi passati di Bologna, Zuppi chi le ricorda?
«L'arcivescovo Enrico Manfredini, anche se ha diretto la nostra Curia solo per sette mesi. Hanno due caratteri simili. Anche lui era molto vicino e aperto alla gente. Riguardo invece all'attenzione verso i poveri, mi ricorda quello che hanno fatto e detto Biffi e Caffarra».
E il più diverso?
«Il cardinale Antonio Poma. Era molto schivo, una persona timida e riservata».
In questi giorni lei è l'ombra di Zuppi, lo segue ovunque. Cosa l'ha più colpita?
«Tante cose... questa parlata davvero molto simpatica, ha proprio la classica battuta romana. Poi il suo arrivo a Roncobilaccio, si è comportato come se fosse stato un normale sacerdote, senza la carica ufficiale che in realtà si portava dietro».
Le ricorda Bergoglio?
«Un po' sì, soprattutto nel carattere. E infatti è molto legato al Papa».
Come sarà il suo rapporto con Bologna «la rossa»?
«Intanto viene da Roma, che molto azzurra non è mai stata. Poi Bologna la rossa forse una volta...Comunque riuscirà a tenerle testa, senza problemi».
Beppe Persichella
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