| 5 Desembre 2017 |
Intervista |
Sergio Casali Sant'Egidio: "Il povero dà fastidio perché smaschera le istituzioni" |
Giusto punire le coop negligenti, ma il metodo deciso da Tursi persegue solo l'effetto mediatico, non il risultato concreto |
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L'assessore Garassino punta il dito contro le cooperative che sono pagate dallo Stato e non portano avanti i programmi di integrazione.
«Ci sono due ordini di problemi - interviene Sergio Casali della Comunità di Sant'Egidio -. Da un lato se è vero che gestiscono i fondi pubblici in modo sbagliato, vanno perseguite perché il loro comportamento "macchia" chi invece è corretto. Dall'altro la schedatura rischia di essere un colpo mediatico di grande effetto di questi tempi, ma non mi sembra un metodo efficace».
Nella lista compaiono un po' tutti quelli che vivono ai margini: il clochard, chi fa l'artista di strada, il profugo, l'immigrato clandestino. Un miscuglio che alla fine ha un unico comune denominatore: la povertà.
«Alla fine il povero da fastidio perché il povero ti costringe a chiederti "cosa posso fare io come istituzione?". Un problema, ma si può definire in tanti modi, che mette in difficoltà chi governa. Ma alla fine se uno ha fame, bisogna farlo mangiare e l'istituzione non può fare finta di niente e non affrontare la questione».
L'assessore alla sicurezza, ha sempre espresso un concetto: il degrado non sono solo gli schiamazzi e le bottiglie di vetro della movida, ma anche i clochard, gli immigrati che chiedono la questua.
«Non è il degrado che serve per identificare i colpevoli - va avanti Sergio Casali -, piuttosto dobbiamo guardarci intorno, vedere il declino di questa città, la mancanza di giovani. La nostra amministrazione mi pare orientata a risolvere i problemi. Il sindaco Bucci è un uomo pragmatico, magari lavora con uno stile manageriale, ma vuole cambiare il volto di Genova. Una schedatura non mi pare ìl modo oggettivo per risolvere il problema, è necessario migliorare la politica dell'accoglienza in generale, puntare sul reinserimento sociale, sulle politiche di contrasto alla povertà».
Questa scelta di identificare i colpevoli, creare una black list, ha un doppio scopo: scoprire chi lucra sul business dei migranti e nello stesso tempo cambiare un regolamento, per poi punire più severamente chi sgarra. Può fomentare l'odio e le divisioni?
«Se vuoi identificare per risolvere un problema, ma la schedatura è un annuncio politico per placare la frustrazione di una città che in questo momento si trova in difficoltà, allora siamo di fronte a un problema. La povertà lo è, ma non si risolve identificando la gente», conclude Sergio Casali.
Stefano Origone
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