Annamaria Cordone

  • Annamaria Cordone
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  • Pollicino a Gulu
    POLLICINO A GULU 2005 acrilici su tela, (due tele sovrapposte, la pi� grande cm. 80 x 100. Annamaria si � documentata, attraverso la lettura di giornali e riviste, sulle condizioni dei bambini nel mondo, specialmente in Africa. E' restata particolarmente colpita dalla sorte dei bambini della regione di Gulu, in Uganda settentrionale, costretti a lasciare di notte i propri villaggi e a trasferirsi in citt� per sfuggire ai militari del Lord's Resistance Army che vorrebbero rapirli per farne bambini-soldato. " Mi ricorda la favola di Pollicino - ha detto. Da questa intuizione � nata l'idea dell'opera. Annamaria ha tracciato a matita sulla tela, con l'aiuta di riga e squadra, una cornice abbastanza spessa per potervi riportare, in corsivo, l'inizio della favola: C'era una volta un villaggio in Uganda dove tutti i bambini ogni notte erano costretti a fuggire dalle loro case e a mettersi in cammino nel bosco per andare a dormire al sicuro in citt� con la paura e il terrore di farsi prendere da alcuni uomini che volevano fare di loro dei bambini soldato ed insegnargli ad uccidere. Ogni notte cominciava la fuga e ogni notte alcuni bambini si perdevano nel bosco e non venivano pi� ritrovati. All'interno della cornice cos� creata, ha poi fissato una seconda tela in cui, traendo spunto da una illustrazione che correda la favola di Pollicino in un vecchio libro di fiabe, ha dapprima tracciato a matita e poi colorato con gli acrilici le sagome di un gruppo di bambini circondato da grandi alberi.
  • La gabbia esplosa
    LA GABBIA � ESPLOSA! Realizzato con Massimo Coffetti, Laura Carta, Emiliano Ciarambino, Roberto Cinque 2007 Fondale dipinto su carta da spolvero e applicato su foglio di polistirolo. Elementi metallici realizzati con materiale di recupero, sospesi dal soffitto innanzi al fondale. Cm. 140 x 140. Questa opera collettiva, realizzata durante quest'anno alla scuola di pittura da cinque persone, nasce da una riflessione di Annamaria. L'opera trae spunto da Bambino in gabbia, installazione prodotta da Gianfranco Fabrizi e gi� esposta nella mostra del 2006 "Oggi sono di meno i bambini handicappati che vanno in istituto - ha detto Annamaria - anche se, purtroppo, ancora ci sono. Speriamo che questa gabbia va in pezzi, e che sparisce una volta per sempre!" E' nata cos� l'idea di realizzare una installazione utilizzando il materiale di recupero che Gli Amici hanno via via accumulato in questi anni. In particolare, si tratta delle stanghette piatte di acciaio che formano le spazzole delle macchine utilizzate per lavare le strade e che spesso si staccano durante le operazioni di pulizia rimanendo sul selciato. Questi elementi, fissati tra loro con del filo di rame sottile, abbastanza malleabile per essere piegato ed intrecciato a mano, si prestavano a realizzare dei "frammenti di gabbia". Lo sfondo � stato realizzato con colori acrilici applicati con le spugne su carta da spolvero.
  • I nomi cercano i bambini
    I NOMI CERCANO I BAMBINI 2007 Acrilici su tela, cm 80 X 60 Annamaria, proseguendo la sua ricerca sui problemi dell'infanzia nel mondo, ha pensato quest'anno di dedicare la sua opera ad un argomento che � stato molto dibattuto nelle assemblee de Gli Amici, quello della mancata registrazione all'anagrafe di tanti bambini del sud del mondo. Il tema dei "bambini invisibili", oltre a tradursi in impegno concreto per la raccolta di fondi a sostegno di un progetto della Comunit� di Sant'Egidio per l'iscrizione anagrafica dei minori in Costa d'Avorio, � divenuto per Annamaria anche occasione di diverse riflessioni scritte. Ne I nomi cercano i bambini l'autrice, che ha sinora sempre dipinto progettando prima l'opera e tracciandone i tratti a matita, per la prima volta � uscita dagli schemi della rappresentazione figurativa. Ha scelto per quest'opera di tamponare il colore attraverso dei colpi di spugna, sovrapponendo i vari toni fino a giungere al risultato desiderato. Ha poi intriso un pennello di media grandezza con del colore giallo-oro piuttosto diluito e lo ha schizzato o lasciato colare sul fondo cos� creato, dando vita ad una serie di tratti e macchie che rappresentano, nella sua fantasia, i "nomi" che non sono stati ancora dati ai bambini, che girano nello spazio alla ricerca dei loro piccoli destinatari.
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Biografia a cura di Giovanna Tavazzi 

 

Annamaria nasce a Roma il 24 novembre 1969 , seconda di quattro figli. La famiglia abita in una casa di edilizia popolare sulla via Collatina, nei pressi della baraccopoli del Borghetto Prenestino, ma alla fine degli anni settanta va ad abitare in uno dei nuovi palazzi popolari costruiti a Torrenova, sempre nella zona est della città.

Quando arriva l’età della scuola sono gli anni delle battaglie per l’integrazione scolastica dei disabili, che diviene legge nel 1977 . Così Annamaria, anche se ha alcune difficoltà nell’apprendimento, viene inserita in una scuola normale, dove conclude elementari e medie.  Impara a leggere e a scrivere e questo rappresenterà per lei una conquista fondamentale, uno strumento che le consente ancora oggi di creare un proficuo canale di comunicazione con gli altri.

 

Nel 1993 con il riconoscimento dell’invalidità civile e l’assegno di accompagno per oligofrenia, tenta l’inserimento nel mondo del lavoro: per un periodo frequenta un corso di ceramica per disabili, che lei ricorda con piacere. Ma la speranza di poter trovare un lavoro “vero” si infrange presto: Annamaria e la sua famiglia si accorgono  che questo ed altri simili percorsi non offrono in realtà nessuna prospettiva. Tra l’altro i tirocini  e i corsi di formazione professionale non sono ripetibili per più di quattro anni.

Annamaria si ritrova a casa e ciò spinge i genitori ad iscriverla ad una scuola speciale per disabili. Questo momento segna per lei l’inizio di un profondo disagio. Annamaria considera la scuola speciale come la strada che la porta a vivere un futuro da “diversa”, senza la possibilità di fare delle scelte, di avere un lavoro, di costruirsi una famiglia. Spesso la umilia il modo in cui viene trattata: “tutti mi dicono sempre: ma tu che vuoi capire?”. Si sente non compresa. Scrive e legge. Su un grande quaderno riporta i suoi pensieri, conserva fotografie  e ritagli di articoli di giornale, prepara lettere . Le piace anche leggere  quotidiani e qualche libro.

All’inizio degli anni novanta Annamaria incontra la Comunità di Sant’Egidio e comincia a frequentare la Scuola di Pittura del suo quartiere. Ama dipingere, ma soprattutto ama parlare con gli altri e discutere dei problemi del mondo. La sensibilità verso chi è più debole, già maturata attraverso diverse letture, si traduce in una vera passione per tante battaglie portate avanti con Gli Amici: la lotta contro la pena di morte, la difesa degli zingari e degli stranieri, il sostegno alla cura dell’AIDS in Africa, la preoccupazione per alcune situazioni di guerra, l’amore per gli anziani e per i bambini in difficoltà.

Ricerca articoli di giornale attinenti ai temi di interesse comune. E poi dipinge e scrive le sue impressioni, riflessioni, sentimenti, anche sotto forma di poesia o brevi racconti. Nel 2005 narra e dipinge la storia dei rapimenti dei piccoli night commuters da parte del Lord Resistance Army a Gulu, in Uganda, mettendo in relazione quella storia con la fiaba di Pollicino e i suoi fratelli che, attraversando la foresta, cadono nelle mani di un pericoloso orco.

 

L’opera “I nomi cercano i bambini” del 2007 si riferisce invece al problema dei bambini non registrati all’anagrafe di molti paesi africani .

 

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