Fabio Ricciardi

  • Giocattoli
    GIOCATTOLI 1 2005-2006 Olio su tela Tre tele, cm. Nasce nell'ambito del lavoro biennale dedicato al tema dei bambini. Dischi dinamici si sovrappongono illuminandosi. Sono stati eseguiti con le dita, a olio pi� o meno denso, con piccoli colpi di polpastrello per i brilli di luce. L'impugnatura di un pennello, a volte, ha inciso nel colore grasso tratti vigorosi. Sovrapposizioni spalmate di colore su alcuni dischi ne aumentano il cromatismo.
  • Giocattoli
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  • Fabio al lavoro
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  • Fabio Ricciardi
  • Fabio al lavoro
  • Ritratto di Chiara
    RITRATTO DI CHIARA 2007 olio su carta Un bozzetto a matita ha preceduto quello ad olio. Chiara - un'amica della scuola di pittura - � entrata nei dischi-giocattoli di Fabio. Voleva fare un omaggio all'amicizia e al divertimento dei bambini.
  • Studio per ritratto di Chiara
  • Fabio Ricciardi
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Biografia a cura di Fabrizio Bova

 

Fabio nasce a Roma 12 dicembre 1965. A pochi mesi viene ricoverato per idrocefalia all’ospedale  San Camillo: alla madre viene presentato un quadro clinico molto grave, le viene  detto che Fabio non camminerà mai e che sarà cieco, sordo e muto. In realtà  Fabio nonostante   alcune difficoltà nell’apprendimento cresce come un bambino vivace e allegro, senza alcun handicap fisico. I genitori si separano quando Fabio ha 4 anni e lui vive con la madre e la sorella. La madre è impiegata al monopolio di Stato Manifattura Tabacchi: un lavoro faticoso ma vicino casa.


A sei anni è inserito nell’istituto Nuovo Regina Margherita, in Trastevere. Ogni classe speciale si ripete per due anni e Fabio prende il diploma di V elementare a tredici anni. La madre decide a questo punto di toglierlo da quella scuola: ormai il figlio è grande e  non “gli hanno insegnato niente”.


 “Imparava quello che facevano altri bambini handicappati”, ci racconta la sorella: “e sembrava peggiorare. Forse con una persona accanto avrebbe imparato a leggere e a scrivere, invece sa solo fare la firma a memoria e l’altro giorno, alla Posta, non se la ricordava nemmeno”.


A quattordici anni Fabio comincia a crescere e ingrassare a dismisura. Oggi è un “omone” alto 1 metro e 90, mite e gentilissimo.


A Trastevere, quartiere in cui ha abitato con la mamma fino alla morte di lei nel 2000, lo conoscono tutti. Madre e figlio erano legatissimi: il pomeriggio era facile incontrarli a passeggio, si fermavano spesso per scambiare qualche chiacchiera con i negozianti o commentare le partite della Roma. Fabio ha una grande passione per questa squadra: ha la tessera e molte domeniche va allo stadio. E’ un grande ammiratore di Totti e vuole andarlo a vedere mentre si allena a Trigoria.


Fabio è  stato tra i primi a frequentare la scuola  di pittura della Comunità,  dal 1985, quando ancora la pittura era una delle attività proposte  e Fabio faceva candele o altri lavori. E’ stato anche tra i primi a frequentare il catechismo: ha fatto la prima Comunione nel 1989 a 25 anni e qualche anno dopo ha ricevuto il sacramento della Cresima nella basilica di Santa Maria in Trastevere.


Nel 1985 ottiene il riconoscimento dell’invalidità civile con la diagnosi  di encefalopatia neonatale. Tramite l’assistenza sociale fa un tirocinio di 5 anni, presso il Servizio Giardini del Comune di Roma ed infine  viene assunto: va a lavorare al Gianicolo. L’inserimento al lavoro all’inizio è positivo. Dopo qualche tempo per alcune incomprensioni con i colleghi Fabio comincia ad arrivare tardi. Solo dopo un chiarimento alla presenza della sorella si capisce che Fabio in realtà arrivava puntualissimo, ma non trovava il coraggio di entrare per timore dei colleghi. Attualmente lavora a Villa Sciarra.


Fabio è molto comunicativo, gli piace stare con gli amici, anima tutte le feste con il suo vocione e con il suo fare accattivante. “Sei venuto in mezzo agli amici?” dice a chiunque viene per la prima volta, preoccupandosi di farlo stare a proprio agio. Alla scuola di pittura viene volentieri, ma da due anni, da quando ha iniziato a dipingere con le mani, viene più contento e ha più voglia di esprimersi. Chiede spesso di fare un altro quadro e fa sempre i complimenti a tutti per i loro lavori. Uno dei suoi scherzi preferiti è quello di arrivare alla scuola di pittura e di rimanere fuori dalla porta perché vuole essere accolto: vuole che qualcuno dei suoi amici lo vada a prendere e solo allora entra mentre tutti lo salutano e lui è felice perché trova la sua dimensione di amico e di persona desiderata e voluta bene dagli altri.


 

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